Esce al cinema il 31 ottobre
'Miss Violence', il film vincitore del Leone d'Argento e della Coppa Volpi al
miglior attore protagonista alla settantesima Mostra Internazionale del Cinema
di Venezia.
In questo film non c’è
alcuna ‘signorina violenza’ e non si tratta di un action movie con sparatorie e scazzottate. Ma c’è una brutalità più
potente, latente e appena sussurrata. Non si vede morire qualcuno, ma si vede
il sangue e il dolore che restano. Soprattutto, si vede il male celato nella
normalità e nella calma apparente.
In una famiglia che vive in
una metropoli greca tutto sembra andare
per il verso migliore fino a quando una delle bambine, il giorno del suo undicesimo
compleanno, all’improvviso si suicida buttandosi dal balcone con il sorriso
sulle labbra. Lo smarrimento che segue è inusualmente freddo. Il capo famiglia,
infatti, spinge tutti gli abitanti della casa a continuare la vita come se
nulla fosse. Una terribile verità è nascosta in quella serenità superficiale.
Tutti sono schiavi di un sistema feroce e cinico di sfruttamento che li porterà
inesorabilmente alla tragedia. Le vittime sono al tempo stesso incapaci di
reagire e dominate da una dittatura paternalistica che le mantiene in vita.
L’epilogo del film è l’oggi
della Grecia, ma anche di altri Paesi europei. Il film incarna l’attualità della
culla della civiltà occidentale allo sbando per la situazione economica e in
preda alla violenza per la reazione troppo tardiva dei suoi abitanti. La crisi
che è esplosa fulminea ha smascherato una malattia cronica dello Stato che è
incapace di far fronte ai suoi impegni sociali, così come nel film il suicidio
di una bimba interrompe un meccanismo apparentemente in equilibrio e accende un
faro tra le mura domestiche. La Società, nel film, fuori da quelle pareti è rappresentata
da assistenti sociali, docenti, poliziotti e impiegati pubblici assolutamente aridi
e inespressivi. La freddezza degli altri davanti a una tragedia è sintomatica e
rappresenta la speculazione degli Stati europei di fronte alla crisi greca. Un
aiuto formalmente misericordioso, ma cinico e speculativo al tempo stesso.
Sulla tv della famiglia
protagonista del film, non a caso - a detta dello stesso regista - in più
occasioni scorre un documentario sulle scimmie, in lingua tedesca. Un chiaro
riferimento del regista alla Germania europeista.
Lo scorrere degli eventi
della trama del film si ritrovano nella Grecia sfruttata da chi ha detenuto il
potere per anni, che alla fine viene sovvertito dall’insurrezione cieca e
feroce del popolo sceso in strada. Una rivolta violenta che giunge quando ormai
il danno è inevitabile e le conseguenze possono addirittura peggiorare la
situazione. Il regista di ‘Miss Violence’ Alexandros Avranas conferma:
"Volevo raccontare la nuova storia greca e forse anche quella europea,
quando ho iniziato a scrivere il film nel 2010, e il film ha sicuramente un
forte valore politico". Avranas sottolinea: "Quello che mi
interessava è che tutti i personaggi agli occhi della Società fossero persone
assolutamente normali. Il male che si annida in loro e nella loro famiglia è
invisibile agli occhi del Mondo”, così come la crisi endemica di ogni Stato è
invisibile all’Universo.
Eleni Roussinou, che
interpreta la figlia succube del padre e a sua volta madre single di tre figli, afferma: "Inizialmente non capivo perché
il mio personaggio non reagisse a tutte le atrocità che le vengono inflitte.
Poi mi sono resa conto che il mio era un modo troppo egoista di pensare. Io
stessa ogni giorno subisco tante piccole angherie alle quali non mi oppongo.
Figuriamoci quindi cosa potrebbe fare una persona immersa in un orrore così
grande".
Il popolo è insofferente ma
incapace di reagire perché ha comunque troppo da perdere a fronte del rischio
di dover rinunciare al benessere apparente. Questo regge fino alla catastrofe
manifesta. E quello che è accaduto in Grecia potrebbe accadere anche in Italia,
il primo Paese in cui il film arriva nei cinema. Anche questo non è un caso
dopo che il regista Avranas ha scelto per la colonna sonora di una scena
decisamente cruda una canzone di Toto Cutugno: ‘L’Italiano’. Non l’ha scelta
perché bella, ma per il fatto che fosse “la canzone che piaceva ai greci che
hanno condotto la Grecia alla deriva”.