venerdì 27 settembre 2013

Gravity lascia soli nello spazio George Clooney e Sandra Bullock

Gravity, scritto, diretto, montato e prodotto da Alfonso Cuarón, arriva al cinema in Italia dopo aver aperto la 70ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, ed essere stato proiettato in anteprima mondiale il 28 agosto 2013 nella Sala Grande del Palazzo del Cinema di Venezia.
Sandra Bullock, la dottoressa Ryan Stone è un'esperta ingegnere biomedico che affronta per la prima volta una missione nello spazio. Assieme a lei sullo Space Shuttle l'astronauta Matt Kowalsky, George Clooney (nella foto), il quale andrà in pensione al rientro da questa che sarà la sua ultima missione. Durante una passeggiata all'esterno dello Shuttle, vengono colpiti da detriti di un satellite che distruggono la navetta spaziale lasciando i due da soli, alla deriva nello spazio.

Massimo Dapporto diventa un 'Ladro di razza'

Debutterà al teatro Ghione di Roma il 15 ottobre LADRO DI RAZZA, uno spettacolo che vede protagonisti Massimo Dapporto, Susanna Marcomeni e Blas Roca Rey. Da un testo di Gianni Clementi, firma la regia Marco Mattolini, una produzione dei giovani Simone Giacomini e Paolo Di Giacomo di Mind Production.
“Ladro di razza si ispira alla grande tradizione del cinema neorealista, indagando in chiave di tragicommedia un momento della nostra Storia. Momenti di trascinante comicità si alternano a parentesi di riflessione e commozione, regalando allo spettatore 3 personaggi da ricordare. Tito, Oreste e Rachele, infatti, protagonisti di questa piccola, minuscola e, per certi versi, ridicola storia diventano il tramite per raccontare un’Italia in guerra, una Roma allo stremo, ma ancora capace di sussulti d’orgoglio. Ladro di razza è una storia di ingenuità e fame, di illusioni e inganni, di risate e lacrime, quando le parole onore, compassione e orgoglio avevano ancora un significato”.
Roma 1943. Un modesto ladro e truffatore, Tito, abituato a inventarsi la vita, esce dal carcere, dopo aver scontato l'ennesima pena. Non può tornare a casa dei suoi, perchè sulle sue tracce c'è un usuraio, noto per la sua crudeltà. Decide quindi di rifugiarsi nella catapecchia di Oreste, suo amico d'infanzia, che lavora come operaio nelle fornaci di Valle Aurelia. Tito deve assolutamente trovare al più presto dei soldi, per placare l'ira del "cravattaro". Conosce casualmente una ricca zitella ebrea, Rachele, che vive da sola in un appartamento lussuoso del ghetto. Sarà lei la sua vittima. Tito la corteggia e, dopo un'estenuante resistenza della donna, riesce finalmente ad entrare nelle sue grazie. Ormai è di casa e pronto per il furto, in cui coinvolge anche l'amico fornaciaro. E’ l'alba del 16 ottobre 1943, il momento del rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma da parte dei nazisti. In questa storia, mai il detto "Al posto sbagliato nel momento sbagliato" fu più puntuale. Ma il piccolo uomo Tito, opportunista e vigliacco, catapultato di colpo in un episodio storico dirompente, scoprirà in sè un inaspettato coraggio che gli consentirà un grande riscatto.
“E’ importante mettere in scena questo testo con un allestimento e un cast totalmente nuovi a tre anni di distanza dalla sua breve uscita sulla scena romana, perché riferendosi ad un momento ormai lontano ci fa riflettere sul presente più attuale, sull’estraneità delle persone rispetto ai grandi fatti della storia e della politica, sulla profonda incidenza dell’incertezza economica e sociale sulle scelte morali delle persone, sull’eterno confronto fra l’adeguarsi allo status quo, alla situazione dominante per quanto sinistra e inaccettabile si percepisca e la tentazione/coraggio di ribellarsi.
Un certo clima del testo che si immerge nell’immaginario del neorealismo cinematografico italiano del dopoguerra fa da prisma per sottolineare il valore emblematico della vicenda e la sua attualità.
Scene e costumi citeranno quindi quel mondo evidenziandone affettuosamente l’appartenenza ad un immaginario collettivo che è divenuto proprio di tante generazioni successive, fino alle più recenti. La musica costruita alla “manière de” i grandi temi di commento del cinema di quegli anni e della cultura popolare delle canzonette dell’epoca, sottolineerà l’impostazione antinaturalista nel senso più profondo e non elitario del termine.
Il cast che mette insieme per la prima volta attori di provenienza diversa, ma tutti romani non solo in termini anagrafici, li fa cimentare con la bella lingua popolare romana (e non romanesca, per carità!) reinventata da Clementi, con la capacità, la leggerezza, la profondità che gli ha fatto conquistare in pochi anni palcoscenici e pubblici molto lontani da quelli della capitale, in Italia e all’estero.

Festival del Film di Roma, atteso Young Detective Dee: Rise of the Sea Dragon 3D

Tsui Hark, regista, produttore e sceneggiatore che ha guidato la rivoluzione del cinema di Hong Kong a partire dalla fine degli anni Settanta, riceverà il Maverick Director Award nel corso dell’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, che si svolgerà dall’8 al 17 novembre presso l’Auditorium Parco della Musica, con la direzione artistica di Marco Müller. Il premio verrà consegnato da uno dei primi esegeti in Europa del “fenomeno” Tsui Hark, il celebre regista francese Olivier Assayas, autore di L'eau froide, Irma Vep, Les Destinées Sentimentales, Demonlover, Clean, Qualcosa nell’aria, tutti selezionati nei maggiori festival internazionali, e vincitore di un Golden Globe per la mini-serie tv “Carlos”. L'evento Maverick Director Award di quest'anno verrà completato da una Masterclass con Tsui Hark, moderata da Olivier Assayas e Giona Nazzaro.
Il nuovo film di Tsui Hark, Young Detective Dee: Rise of the Sea Dragon 3D (Di Renjie zhi shendu longwang 3D), sarà presentato Fuori Concorso in prima internazionale dopo la cerimonia di premiazione. L’atteso prequel di Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma (Di renjie, 2010), pluripremiato kung fu fantasy storico, è il secondo film realizzato in 3D da Tsui Hark dopo Flying Swords of Dragon Gate, interpretato dalla star delle arti marziali Jet Li.
Quest’anno, il Festival Internazionale del Film di Roma premia uno dei maggiori cineasti contemporanei con il Maverick Director Award, riconoscimento dedicato ai maestri che hanno contribuito a inventare un cinema nuovo, fuori dagli schemi.
Marco Müller, Direttore del Festival Internazionale del Film di Roma, ha così commentato la scelta: “Puoi magari pensare di trovarlo al punto dove l'avevi lasciato, ma ogni volta Tsui Hark sarà già oltre. Perché non ha mai smesso di sperimentare, scavando dentro i generi, esplorando i confini delle tecnologie proprio mentre ne segue l'evoluzione continua. Ha ripensato la tradizione cinematografica cinese, fatto esplodere codici e convenzioni del cinema occidentale. È riuscito a riscrivere i modi di produzione - dimostrando, ieri, come combinare low-budget e spettacolo intelligente, e oggi, come continuare a rischiare (vincendo la scommessa) anche di fronte ai budget giganteschi messi a disposizione dalle nuove majors cinesi (basta vedere i due straordinari film dedicati a Di Renjie, il ‘Detective Dee’). Ogni volta che si è guardato alle spalle, recuperando dal cinema del passato tradizioni e personaggi, Tsui Hark ha assorbito nuova linfa vitale trasformandola creativamente in quello che è uno stile inconfondibile, fatto di precisione fotografica, perfezione coreografica e audacie di montaggio. Anche se può sembrare, davanti agli ultimi titoli della sua filmografia, che le inclinazioni professionali di Tsui Hark lo leghino ancora una volta al film di cappa e spada, quel cinema di eroi cavallereschi (wuxia) di cui ha scritto alcune tra le pagine più esuberanti, la varietà dei film che ha realizzato dimostra che è difficile incasellarlo in un genere o un filone. State sicuri: Tsui Hark non smetterà di affascinarci e sorprenderci”.
Uno tra i padri della straordinaria ondata di creatività cinematografica hongkonghese, dalla fine degli anni Settanta Tsui Hark ha dato un contributo fondamentale a quella stagione di rinnovamento estetico e formale. Dai suoi lavori è scaturita una nuova idea di cinema popolare, intelligentemente spettacolare e perfettamente stilizzato, che ha lasciato tracce in tutto il mondo – e influenzato il film d’azione hollywoodiano degli ultimi tre decenni. I suoi film sono in equilibrio tra generi tradizionali e innovazione, autorialità ed esigenze commerciali; celebrano l'azione, affascinando lo spettatore, ma anche affrontando – senza coprirsi le spalle con l'ideologia – i punti nodali dell'identità e della cultura cinese.
Nato a Canton ma cresciuto in Vietnam fino all'età di 14 anni, Tsui Hark ha studiato cinema negli USA e ha poi continuato "sul campo" la sua formazione, lavorando per la televisione hongkonghese CTV. Nel corso di una lunga e prolifica carriera, ha lavorato con le più celebri star del cinema di Hong Kong, tra i quali Chow Yun-fat, Andy Lau, Leslie Cheung, Anita Mui, Maggie Cheung, Anita Yuen, firmando (ma anche producendo) alcuni dei maggiori campioni d’incasso del cinema dell’ex colonia inglese.
Con Once Upon a Time in China, trilogia che recupera il personaggio del mitico maestro di arti marziali Wong Fei-hung, Tsui Hark ha fatto di Jet Li una star di grandezza planetaria. Con la trilogia “A Chinese Ghost Story” (“Storia di fantasmi cinesi”), Tsui Hark ha reinventato il racconto horror tradizionale cinese, ibridandolo con le arti marziali e la commedia romantica. Regista rivoluzionario per come ha integrato i moderni effetti speciali nel tessuto della tradizione del cinema di Hong Kong, Tsui Hark è un cineasta totale – ammirato da colleghi del calibro di George Lucas, Steven Spielberg, James Cameron, Sam Raimi e Quentin Tarantino. Tsui Hark ha prodotto e lanciato, tra gli altri, cineasti come Ching Siu-tung, Kirk Wong, Raymond Lee. È stato grazie al suo straordinario intuito se John Woo, dopo anni di militanza nel cinema di consumo, ha potuto dirigere, proprio mentre meditava di abbandonare il cinema, un nuovo seminale noir A Better Tomorrow. È stato autore di capolavori quali Zu: Warriors from the Mountain (1983), Shanghai Blues (1984), Peking Opera Blues (1986), A Better Tomorrow III (1986), Swordsman (1990), Green Snake (1993), The Lovers (1994), The Blade (1995), Seven Swords (2005).
All’indomani del 1997, quando Hong Kong torna alla Cina, Tsui Hark sbarca a Hollywood, dove dirige due cult-movie interpretati da Jean-Claude Van Damme. Il primo, Double Team - Gioco di squadra (Double Team, 1997), vede Van Damme affrontare un ferocissimo Mickey Rourke all’ombra della Piramide Cestia. In Hong Kong colpo su colpo (Knock Off, 1998), il regista conduce a un punto di non ritorno l’action movie contemporaneo realizzando così uno dei capostipiti del cinema postmoderno di genere. Nel 2005, con Seven Swords, coreografato dal grande Lau Kar-leung (scomparso pochi mesi fa), il regista apre la 62. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Con un centinaio di film all’attivo, fra regie e produzioni, Tsui Hark è oggi non solo uno dei nomi più rappresentativi del cinema asiatico contemporaneo ma anche un maestro del cinema riconosciuto a livello mondiale.

mercoledì 25 settembre 2013

Musica: al via la stagione concertistica del regio di Torino

Sarà il maestro austriaco, Manfred Honeck, per la prima volta al Regio, ad inaugurare il prossimo 26 ottobre la stagione de 'I concerti 2013-2014' dirigendo l'Orchestra del teatro torinese nella 'Sinfonia in si minore' di Franz Schubert e la 'Sinfonia n. 1' di Gustav Mahler. La rassegna, che vede protagonisti l'Orchestra e il Coro del Teatro Regio e la Filarmonica '900 del Regio, che quest'anno festeggiano dieci anni di collaborazione, si articola in quattordici appuntamenti, inclusi uno spettacolo in prima assoluta e due Gala dedicati a Verdi e Wagner e si concluderà il 17 maggio con il maestro Gianandrea Noseda sul podio. Tra gli altri concerti in programma, un omaggio al Novecento con la Sinfonia n. 1 dell'inglese William Walton e la Sinfonia n. 1 di Dmitrij Sostakovic eseguite dalla Filarmonica '900 del Teatro Regio, diretta dal
maestro giapponese Yutaka Sado. E ancora, il Requiem di Luigi Cherubini, commissionato dal Governo francese nel 1815 per la commemorazione della
morte di Luigi XVI, e la novecentesca Sinfonia n. 3 di Sergej Prokof'ev che vedranno sul podio Nicola Luisotti, direttore musicale del San Carlo di Napoli,
mentre la chiusura, il 17 maggio, sarà un omaggio ai maestri del Novecento storico, con un programma che accosta la suite per il balletto Pulcinella di
Igor Stravinskij alla Rossiniana di Ottorino Respighi, suite orchestrale ispirata a Les Riens di Gioachino Rossini, per chiudere con la Sinfonia n. 3 di Alfredo Casella.

Teatro: Firenze, omaggio a Edith Piaf, a Poulenc e Cocteau

Andrà in scena venerdì 27 e sabato 28 settembre, alle ore 21,15 a Firenze, nel cortile del Museo Nazionale del Bargello (via del Proconsolo 4) lo spettacolo dal titolo ''Edith - Omaggio a Francis Poulenc e Jean Cocteau'', con testo e regia di Valerio Valoriani. Tutto nasce da un progetto e una ricerca di Cinzia Borsotti in relazione al cinquantesimo anniversario della morte di Francis Poulenc (1899-1963), Jean Cocteau (1889-1963) e Edith Piaf (1915-1963); in pratica è un viaggio attraverso alcuni brani musicali di Francis Poulenc, sia strumentali sia vocali, composti tra il 1918 e il 1960 su testi di Jean Cocteau, Guillaume Apollinaire, Jean Nohain, Louise de Vilmorin.
Non un tradizionale concerto, ma un'azione teatrale vera e propria: Edith, soprano, in occasione dell'anniversario della morte di sua nonna, grande amica del compositore francese, deve organizzare un concerto di musiche di Francis Poulenc. Edith, che ha fatto una minuziosa ricerca sul musicista e il suo entourage, chiede aiuto per preparare il concerto a un burbero professore di pianoforte. Tra i due, nella preparazione della sequenza dei brani da eseguire, si instaura un curioso rapporto un po' didascalico, un po' dialettico, un po' ironico.
''Edith'' è un omaggio a questi tre personaggi-chiave del panorama culturale
francese e internazionale fra gli anni '20 e i primi anni '60 del secolo scorso,
dove la cantante francese fa da trait-d'union. Tutti e tre ebbero una vita
straordinariamente intensa caratterizzata da simili ossessioni, una profonda
paura della solitudine e similmente dipendenti da droghe e medicine. Cocteau
e Poulenc cominciarono a collaborare nel 1918 all'interno del famoso gruppo
dei ''Sei'', in una Parigi dove frequentavano Picasso, Apollinaire, Coco
Chanel, Colette.
L'amicizia tra Cocteau e la Piaf (lei è la più giovane dei tre) inizia invece
nel 1940 quando lo scrittore le dedica Le bel indifferent, una piece teatrale
di grande successo, fino alla morte di lui, morto d'infarto alla notizia che lei
se ne era andata per sempre. Poulenc, da parte sua, anche se non legato
da un'amicizia simile, scrive per la Piaf l'ultima delle sue Improvisations, la
numero 15, nostalgica canzone al pianoforte che riecheggia la musica tipica
della cantante e gli ambienti da cabaret a lui tanto cari.
In questo contesto Edith Piaf è dunque la musa alla quale viene dedicato
un tributo che si limita però, con grande rispetto, a evocarne l'essenza
attraverso testi e musica, come nel brano finale Canzone di Edith, composto
appositamente per l'occasione dal Maestro Andrea Portera (medaglia
d'argento per gli alti meriti artistici conferita da Giorgio Napolitano e vincitore
di numerosi premi internazionali) ed eseguito da celebri compagini musicali
quali la BbcPhilarmonic Orchestra, e prossimamente alla Biennale di Venezia
2013 dal quartetto Arditti.
Lo spettacolo è interpretato dal maestro Eugenio Milazzo, pianista
diplomato con lode al Cherubini di Firenze con grandissima esperienza
nell'accompagnamento e come maestro collaboratore, preparatore e
concertatore con importanti direttori e registi nella parte del professore, e dal
mezzosoprano Cinzia Borsotti, poliedrica artista formata musicalmente alla
Scuola di Musica di Fiesole, attiva in progetti multidisciplinari e sperimentali e
nella musica da camera nella parte di Edith.

lunedì 23 settembre 2013

Il Biografilm Festival sbarca a Roma

Dopo ben nove edizioni a Bologna, il Biografilm Festival International Celebration of Lives, approda a Roma con una selezione di imperdibili film-documentari italiani e internazionali. L’edizione speciale di Biografilm, il primo festival italiano dedicato al cinema biografico, si terrà all’Ambra alla Garbatella (Piazza Giovanni da Triora, 15) dal 26 al 30 settembre con una proposta di 4 proiezioni giornaliere 5 giorni di grande cinema.
Uno dei protagonisti di questa prima edizione romana, sarà proprio il vincitore del Leone d’Oro, Gianfranco Rosi, che, venerdì 27 settembre, presenterà i lavori che lo hanno impegnato negli scorsi anni o contemporaneamente alla realizzazione di “Sacro GRA”: “Below Sea Level” vincitore del Biografilm Award nel 2008 e “Tanti futuri possibili” del 2012 che ritrae la figura di Renato Nicolini, architetto, drammaturgo, politico, inventore e scrittore del saggio che ha ispirato la realizzazione del documentario che ha permesso all’Italia di vincere a Venezia. Sempre dalla Mostra, nei giorni successivi, arriva il documentario “The Unknown Known” del premio Oscar Errol Morris sulle confessioni dell’ex Segretario alla Difesa degli Stati Uniti e artefice della guerra in Iraq, Donald Rumsfeld, che racconta i suoi cinquant'anni di potere. Il film arriverà prossimamente nelle sale distribuito da I Wonder Pictures, distribuzione indipendente del Biografilm Festival. Altri titoli che presentati durante l’evento romano in catalogo I Wonder Pictures sono “Pussy Riot - A Punk Prayer” di Mike Lerner e Maxim Pozdorovkin , che ripercorre le performance, gli scandali, il carcere e le polemiche internazionali delle quattro musiciste russe e “The Gatekeepers” di Dror Mohrer, reduce da nomina all’Oscar e da un grande successo al botteghino negli Stati Uniti e in Francia, il film racconta le verità di sei ex capi dei servizi segreti israeliani.
Altro imperdibile lavoro biografico è “Sugar Man” di Malik Bendjelloul, vincitore del premio Oscar 2013 come Miglior documentario, il film racconta la straordinaria storia di Sixto Rodriguez, cantautore sconosciuti nella sua patria, gli Stati Uniti, ma famosissimo in Sud Africa. Ma ancora più atteso e da non perdere l’appuntamento con “The Act of Killing” prodotto da Werner Herzog e Errol Morris. Opera seconda del regista rivelazione, Joshua Oppenheimer, segue il percorso dei paramilitari del movimento Pancasila che nel 1965 danno vita a un colpo di Stato che sfocia in un genocidio in cui oltre un milione di persone finiscono trucidate nella “più grande caccia ai comunisti di tutti i tempi”. Nel film, i killer di allora, oggi anziani signori benestanti, ricreano e mettono in scena i loro atti criminali e spesso, in una tragica inversione, impersonano le vittime.
Al Biografilm a Roma da non perdere anche una riflessione sul presente e sul futuro del cinema, sulle sue tecniche, sulle sue estetiche e sulla sua etica, in un montaggio di voci e di pensieri in cui compaiono volti noti del cinema internazionale, da Scorsese a Boyle, Soderbergh, Cameron, Rodriguez, Fincher, Schumacher, Von Trier, Lucas, Lynch, intervistati da Keanu Reeves, interlocutore d’eccezione e anche coproduttore del film, “Rivoluzione digitale”. Inoltre saranno presentati nella capitale anche i lavori che hanno ricevuto premi dal pubblico del Biografilm di Bologna: il documentario sulla vita del fotografo di guerra Tim Hetherington, ucciso nel 2011 durante la rivolta civile contro il regime di Gheddafi, “Which Way is the Front Line from Here?” di Sebastian Junger, (evento in collaborazione con Feltrinelli Real Cinema), “Italiani Veri” di Raffaini, Mello e Ligabue, (vincitore dell’Audience Award | Biografilm Italia 2013) preceduto da una presentazione del protagonista, il cantante Robertino Loretti e di uno dei tre registi, Marco Raffaini, che introdurranno al pubblico l’argomento del film: uno spaccato sull'importanza della musica italiana in Russia; “Zero a Zero” di Paolo Geremei che sarà presente insieme con i protagonisti del suo film, Marco Caterini, Daniele Rossi, Andrea Giuli Capponi, per raccontare al pubblico le vite dei tre: Daniele, Marco e Andrea, classe 1977, uniti da un passato comune nelle squadre giovanili della AS Roma Calcio, al fianco di Totti e Buffon.
In contemporanea con l’inaugurazione del Biografilm Festival | International Celebration of Lives aprirà, all’interno della struttura di Ambra alla Garbatella, l’enocibolibroteca L’Ambretta, location dal look e dall’atmosfera originalissimi in cui sarà possibile degustare prelibatezze enogastronomiche della più raffinata tradizione culinaria italiana, e acquistare cibi, libri, gadgets e memorabilia.

Vaporidis e Reggiani allo 'sfascio'

Debutterà al teatro Sala Umberto di Roma il 29 ottobre LO SFASCIO, uno spettacolo che vede protagonisti Nicolas Vaporidis, Primo Reggiani, Simone Corrente e Alessio di Clemente. Insieme a loro, unica donna in scena, Jennifer Mischiati. Da un testo di Gianni Clementi, che firma una regia a quattro mani con Saverio Di Biagio, una produzione dei giovani Simone Giacomini e Paolo Di Giacomo di Mind Production.
“Lo sfascio - afferma Gianni Clementi - è un titolo non casuale, avendo in sé la doppia valenza di luogo di rottamazione fisica ma soprattutto morale. Un po’ quello che è successo nel nostro meraviglioso paese. Il successo facile, il degrado morale, la corruzione, la volgarità, il ritorno al clichè della donna oggetto. Questi sono stati i modelli di comportamento che negli anni hanno mutato geneticamente i nostri cervelli. Fortunatamente ci sarà sempre il lamento di un bambino appena nato a donarci una speranza".
Siamo negli anni ’70, in piena strategia terrorista. Fosco (Di Clemente), 40enne titolare di uno sfasciacarrozze (lo sfascio) e con precedenti penali alle spalle, è un amante della bella vita e non perde occasione per tradire sua moglie Katia (Mischiati), in avventure occasionali. E’anche un giocatore incallito di carte e, insieme all’amico poliziotto Ugo (Corrente), assiduo frequentatore di bische clandestine. Manlio (Reggiani), 25enne fratello di Fosco e afflitto da un serio handicap mentale, lavora allo sfascio ed è immerso nel suo mondo, composto disordinatamente da immagini di calendari sexy, gomme da masticare e giochi infantili. Frequentatore abituale dello sfascio è Luciano (Vaporidis), detto Diecilire, un piccolo truffatore costantemente in cerca di soldi.
Una grave perdita al gioco vede vittima Ugo il poliziotto, il quale decide di compiere una rapina ed obbliga Fosco a rendersi suo complice. Anche Diecilire partecipa alla rapina, in qualità di autista. La rapina a una gioielleria si conclude con successo, ma come spesso accade una fortuita coincidenza spariglia le carte in tavola. Infatti Manlio, mentre i 3 complici stanno commentando l’impresa e valutando il bottino, nel bagno dell’officina trova una donna, vestita da hostess, ferita gravemente ed apparentemente in coma. Ugo è assalito da un dubbio: E se la donna prima di perdere conoscenza ha sentito i loro discorsi?
Nel frattempo la radio da la notizia che c’è stato un conflitto a fuoco fra la polizia e un gruppo di terroristi ed una donna, camuffata da hostess, è riuscita a fuggire. Ugo e Fosco decidono di prendere tempo e Manlio e Diecilire restano a guardia della donna, che non sembra in grado di riprendere conoscenza. Durante la notte Manlio, abituato dalla sua natura pura a scambiare istintive pulsioni per amore, ha un rapporto sessuale con la ragazza esanime. La mattina dopo Ugo informa i complici della sua decisione di prendere i classici 2 piccioni con una fava: ucciderà la ragazza ricercata, simulando un conflitto a fuoco e diventando agli occhi dei suoi superiori e dell’opinione pubblica in eroe. Manlio, non visto, ascolta il piano del poliziotto e si ribella, fino ad arrivare alle estreme conseguenze.

Festival Internazionale del Film di Roma, i primi quattro film di lingua inglese selezionati per il Concorso

Il Direttore Artistico del Festival Internazionale del Film di Roma, Marco Müller, ha annunciato i primi quattro film di lingua inglese in Concorso all’ottava edizione, che si terrà dall’8 al 17 novembre presso l’Auditorium Parco della Musica: si tratta di Her scritto e diretto da Spike Jonze (con Joaquin Phoenix, Amy Adams, Rooney Mara, Olivia Wilde, Scarlett Johansson), Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée (con Matthew McConaughey, Jennifer Garner e Jared Leto), Out of the Furnace di Scott Cooper (che vede protagonisti Christian Bale, Casey Affleck, Woody Harrelson, Forest Whitaker, Zoë Saldaña, Sam Shepard, Willem Dafoe), e Another Me di Isabel Coixet (con Sophie Turner, Jonathan Rhys Meyers, Claire Forlani, Gregg Sulkin, Rhys Ifans, Geraldine Chaplin, Leonor Watling).
Spike Jonze, regista di Essere John Malkovich, Il ladro di orchidee, Nel paese delle creature selvagge, ideatore della controversa serie televisiva “Jackass”, autore di innovativi videoclip per i Beastie Boys, Arcade Fire, Bjork, Chemical Brothers, R.E.M., Daft Punk, produttore del pluripremiato documentario Heavy Metal in Baghdad, torna alla regia sul grande schermo con Her. Nel film, Joaquin Phoenix (Da morire, Il Gladiatore, Quando l'amore brucia l'anima, Two Lovers, The Master) interpreta Theodore, uno scrittore solitario che instaura un’improbabile relazione con il suo nuovo sistema operativo, progettato per soddisfare l'utente in tutte le sue esigenze. La voce del sistema è dell’attrice Scarlett Johansson (Lost in Translation - L'amore tradotto, La ragazza con l'orecchino di perla, Match Point, The Black Dahlia, The Avengers). Completano il cast Amy Adams, Rooney Mara, Olivia Wilde.
Dallas Buyers Club – diretto dal regista e sceneggiatore canadese Jean-Marc Vallée, l’autore di C.R.A.Z.Y , The Young Victoria, vincitore di un Oscar per i migliori costumi, e Café de Flore – è ispirato a fatti realmente accaduti e racconta l’intensa lotta per la sopravvivenza di Ron Woodroof, elettricista texano e cowboy appassionato di rodei, a cui viene diagnosticato il virus dell’Hiv. Woodroof è interpretato dall’attore e sceneggiatore statunitense Matthew McConaughey (Contact, Amistad, Edtv, Killer Joe), che quest’anno si è aggiudicato l’Independent Spirit Awards come Miglior attore non protagonista per il suo ruolo in Magic Mike di Steven Soderbergh.
Out of the Furnace è una storia ad alta tensione di Scott Cooper, il regista che nel 2010 ha firmato Crazy Heart, vincitore di due Golden Globes e due Oscar, fra cui quello come “Migliore attore protagonista” assegnato a Jeff Bridges. Out of the Furnace – che ospita nel cast i premi Oscar, Christian Bale (L'impero del sole, Batman Begins, Il cavaliere oscuro, Nemico pubblico, The Fighter) e Forest Whitaker (Bird, L’ultimo re di Scozia) – narra la storia di Russell Baze (Bale), che cerca giustizia per suo fratello Rodney, coinvolto in affari criminali e misteriosamente scomparso. Il ruolo di Rodney è interpretato da Casey Affleck (la trilogia di “Ocean”, L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, The Killer Inside Me). Nel film anche Woody Harrelson, Zoë Saldaña, Sam Shepard e Willem Dafoe.
Another Me è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo della scrittrice Cathy MacPhail. Il film è diretto dalla regista e sceneggiatrice spagnola Isabel Coixet, che ha firmato pellicole come La mia vita senza me (in concorso al Festival di Berlino, vincitore di due Premi Goya), La vita segreta delle parole (presentato alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e poi premiato con quattro Goya, fra cui miglior film e miglior regista), Lezioni d'amore e Map of the Sounds of Tokyo (in concorso al Festival di Cannes). Another Me racconta la ricerca di un equilibrio interiore di una giovane donna perseguitata da un passato oscuro. Protagonista del film è Sophie Turner, attrice resa celebre dalla serie televisiva “Game of Thrones”. Nel cast anche Jonathan Rhys Meyers (protagonista de “I Tudors”), Claire Forlani (Lauren Hunter in “NCIS: Los Angeles”), Rhys Ifans (The Lizard in The Amazing Spider-Man), Geraldine Chaplin (Luci della ribalta, Il dottor Zivago, Parla con lei).