venerdì 14 febbraio 2014

I viaggiatori di Bertone

Travelers è IL cd d’esordio del contrabbassista e compositore Matteo Bortone. Piroettanti jam session seguiranno come di consueto il concerto di presentazione al Torrione San Giovanni lunedì 3 febbraio, con il Jazz club Ferrara.

GANG BANG



Le undici tracce che lo costituiscono sono ad opera del leader, ad eccezion fatta per Man of the Hour, la struggente ballad composta da Eddie Vedder dei Pearl Jam. Forti melodie e malinconiche songs sfociano in tempeste elettriche, “spaccature free e paesaggi cantautoriali”; il costante binomio tra melodia e improvvisazione collettiva libera la band da ogni prevedibile definizione stilistica, affermando tuttavia una decisa impronta rock/pop che caratterizza le tematiche dei brani nel mood compositivo contemporaneo e affine a personalità come Jim Black, Kneebody, Wayne Krantz, Dave King. Da non perdere.


Lunedì 3 febbraio alle ore 21.30, per un nuovo appuntamento firmato Happy Go Lucky Local, l’anima di due tra le più affascinati capitali europee – Roma e Parigi – si fonde in Travelers (Zone di Musica, 2013), cd d’esordio che il contrabbassista e compositore Matteo Bortone presenterà al Torrione San Giovanni insieme al quartetto di nuova formazione costituito da Antonin-Tri Hoang al sax alto e clarinetti, Giacomo Ancillotto alla chitarra (che in questa occasione sostituisce Francesco Diodati) e Ariel Tessier alla batteria.

I Travelers si incontrano in occasione di una session parigina nell'inverno 2008, ma è solo tre anni dopo che il giovane contrabbassista originario di Otranto decide di dar vita alla propria band equamente divisa tra Francia e Italia. Il disco, il cui titolo è omonimo al gruppo, gode della stessa dicotomica gestazione: concepito tra Roma e Parigi e registrato in terra d’oltralpe ha come tema principale il viaggio, il movimento.

Il Capitale umano

Cronaca semiseria d'un evento inscenato sull'Appia di Roma, dentro al Raccordo. Visioni Hipster. Quanto vale la tua vita? Te lo dice Virzì.

HIPSTER




Appuntamento alle 18:15 davanti al Maestoso. Peccato io fossi davanti al Trianon. Maledetti cinema a distanza di due metri sull’Appia. Io, povero abitante di Roma Nord, continuo a perdermi. Poco importa, sono comunque riuscito a entrare prima dell’inizio dell’ultimo di Virzì, Il Capitale Umano. 

Ma poi cos’è sto capitale umano? Si scopre all’ultimo fotogramma del film, e io sono della politica no spoiler, quindi non dirò nulla. Avevo visto il trailer del film e non avevo comunque capito dove si volesse andare a parare. Film diviso in capitoli sui personaggi principali della storia, ripercorriamo un anno di grande vita in Brianza dai diversi punti di vista. Quando è iniziato il secondo capitolo, uno sveglione dietro di me non capiva perché rivedessimo alcune scene. Effetto Rashomon? No, eh? Peccato. Andiamo avanti. 

Primo capitolo su Bentivoglio e la sua fame di scalata sociale. Il suo qualunquismo e la sue sciarpette colorate abbastanza irritanti. Non meritava di essere sposato con la Golino. Passiamo al secondo, molto più interessante, di Valeria Bruni Tedeschi, donna annoiata dell’alta società, un passato da attrice. Il suo essere svanita e in cerca di qualcosa-ma-non-sa-neanche-lei-cosa sono adorabili. La sua voglia di riscattare il teatro cittadino ci regala una delle scene più belle del film: la riunione con gli intellettuali della zona. Magnifico quadretto, di cui fa parte anche Lo Cascio, nel ruolo un po’ macchiettistico dell’artista tipo Stefano Satta Flores in Ci eravamo tanto amati. 

Il capitolo più bello è sicuramente quello della ragazza protagonista, Serena, interpretata da Matilde Gioli, una che Virzì ha letteralmente preso per strada, che mi ha piacevolmente sorpreso. Bella, brava, mi ricorda una giovane Eva Green. Nel suo capitolo si svelano alcuni punti rimasti in sospeso in precedenza, e si ha finalmente la svolta pseudo-thriller-familiare del film. Milioni di poster citazionisti nella sua camera, motocicletta e cappotto da paura. È la ribelle nella panorama giovanile del paesotto, che non è poi tutto sto granché, pieno di giovani future matricole della Bocconi e della Luiss, insomma. 

Il momento clou del suo capitolo forse voleva emozionare, ma non c’è riuscito poi così tanto. Grande shout out per due persone che conosco (con tanto di dita ad indicare lo schermo): l’aiuto regia del film, Miguel Lombardi, in una piccola comparsata che fa in un bar, e Valeria Colombo, commessa del negozio dell’antiquaria amica della Bruni Tedeschi. Solitamente non amo troppo i film italiani. Questo devo dire che non è proprio malaccio, su.   

La buona stella di Eleonora


Una serie di impegni senza sosta che la vedono impegnata su più fronti metteranno in primo piano Eleonora Sergio.

AMATEUR



Dal 13 Febbraio la vedremo sul grande schermo nei panni della fidanzata di Carlo Verdone nel suo nuovo attesissimo lavoro.

Nata a Lecce, ha già recitato in numerose serie televisive come Il commissario per la regia di Alessandro Capone nel 2001, Il capo dei capi nel 2008, Distretto di Polizia 8 sempre nel 2008, I delitti del cuoco di Alessandro Capone nel 2010. Nel 2011 entra a far parte del cast dell'ottava stagione di Don Matteo nel ruolo della PM Andrea Conti.
Al cinema ha recitato nel film Che ne sarà di noi diretto da Giovanni Veronesi.
Ma di recente l'abbiamo vista in tv su RaiUno ne “L’Ingegnere”, ultimo episodio della trilogia “Gli Anni Spezzati” diretta da Graziano Diana, con Alessio Boni e Giulia Michelini, nei panni di una terrorista.
Eleonora sta, inoltre, finendo di girare la seconda serie de “Il Restauratore” sempre per RaiUno, per la regia di Enrico Oldoini.

Ha finito di girare la seconda serie de “La Narcotici” di Michele Soavi ancora per RaiUno, nel ruolo della cattivissima “Evil” ed è, inoltre, nel cast del “Giudice Meschino” con Luca Zingaretti, per la regia di Carlo Carlei.

"Il film di Verdone afferma Eleonora Sergio - è il mio sogno realizzato. Ho sempre desiderato lavorare con lui e posso considerarlo il mio mito. Leggendo le sue interviste mi sono sempre fatta l’idea di un regista molto attento e bravo con le attrici, quindi ho sempre sostenuto che potesse darmi tanto. E per me un’esperienza del genere vale oro. Ricordo che era fine luglio quando mi hanno chiamato dall’agenzia per dirmi che lui voleva incontrarmi. E già lì è stata una grande soddisfazione. Sono stata chiamata perché voluta. Durante il primo incontro mi ha raccontato la storia del film, mi ha descritto il progetto. Poi c’è stato il provino vero e proprio. E’ durato dalla mattina al pomeriggio, avevo l’adrenalina a mille, sapevo di dover dare il massimo e di stare giocando una partita importante. Dovevo vincere, era un treno che non potevo perdere ed ero emozionatissima. C’era lui con tutti gli operatori. E’ stato gentile, attento e mi ha detto quello che voleva. Una volta uscita di lì mi son detta “Ok, l’hai fatto e ora non pensarci più”. Generalmente, quando fai un provino, torni a casa e fai mentalmente un resoconto di come sia andata. Ero contenta, sapevo che più di quello non sarei riuscita a dare. Oggi, sostengo ancora più convinta che bisogna continuare a credere nei sogni e lavorarci sempre. Volevo ritornare al cinema dopo tante esperienze in teatro e televisione e volevo lavorare con Verdone. Quando mi hanno comunicato che il provino era andato a buon fine, ho urlato fino a farmi mancare il fiato".

Eleonora sarà Gemma, la fidanzata di Verdone, una donna intraprendete, vivace e allegra che possiede un negozio di arredamento, e il film si apre proprio con una scena che la riguarda.

The Queen is dead


L’album che gli Smiths hanno dedicato alla Regina è il miglior lp inglese di sempre

FETISH



È la storica rivista musicale NME ad assegnare il riconoscimento alla band di Morrissey e Marr. Gli Smiths sono stati preferiti a Beatles, Bowie, Velvet Underground e Strokes.

Le classifiche sono relative, si sa, e nella maggior parte dei casi hanno un modo bizzarro di nascere, però permettono di riscoprire tesori nascosti e di capire un po' meglio il valore di opere e artisti. Speriamo che i gusti dell'importante rivista inglese non siano stati influenzati dalla recente uscita della biografia di Morrissey.

L’album, comunque, è senza dubbio un caposaldo della musica targata UK e non solo. Quando uscì raggiunse la seconda posizione in Gran Bretagna e la 70a nella classifica Billboard. La band, formatasi nel 1982, ha pubblicato 4 album, grazie ai quali si sono conquistati a buon diritto un posto cult della storia.

The Queen Is Dead del 1986 è generalmente considerato il miglior lavoro dalla band, nonostante sia Morrissey che Marr preferiscano il successivo Strangeways, Here We Come. Nel disco troviamo brani straordinari come I Know It’s OverThe Boy with the Thorn in His Side e There Is a Light That Never Goes Out. Nella traccia, che significativamente dà il nome all'album, Morrissey critica duramente la Regina d'Inghilterra e la monarchia, definita "del tutto contro ogni nozione di democrazia, oltre che un mistero per molte persone... per essere protetti da ogni eventuale indagine sulle loro ridicole storie, sui loro abiti da sposa e sui loro drammi da romanzi soap". Pensieri attuali e resistenti al tempo, validi dentro e fuori il Regno Unito.

Il fiato di Emma

La cantante pugliese ha pubblicato il suo videoclip e va verso la finale dell'Eurovision Song Contest 2014

FETISH




Emma Marrone appare scalza sul palco del Teatro Sanzio di Urbino davanti a un'orchestra di archi diretta dal Maestro Davide Di Gregorio, musicista urbinate che ha in carriera prestigiose collaborazioni  con vari artisti di grande caratura. Avvolta dal fumo con il suo smalto nero canta vestita di bianco con un fiore tra i capelli.

Per Emma Marrone al Teatro Sanzio, durante le riprese del videoclip sono accorsi molti ragazzi con la voglia di partecipare come comparse. Anzi, qualcuno di loro aveva vinto un contest lanciato appositamente sui social network per poter comparire nelle riprese. Unico vincolo, quello della riservatezza: nulla di quanto succedeva tra le quinta avrebbe dovuto trapelare. Ma per due ragazze la tentazione stata troppo forte ed hanno postato su Twitter alcune immagini dall'interno del teatro. Sarebbe stata la stessa Emma ad accorgersi del "misfatto" e le due ragazze sarebbero state allontanate dalla produzione.

Emma Marrone vive un momento magico. I fan la adorano e il brano “Trattengo il fiato” estratto dall’ultimo album “Schiena” è nella Top Ten italiana, sebbene ultimamente si parli più dei suoi ex (fra Marco Bocci e Stefano de Martino) che delle sue performance. Record di vendite, amata dal pubblico e ultimamente a fianco di Fiorello nella sua "Edicola", la bella cantante, vincitrice di "Amici" e "Sanremo" ha deciso di farsi un nuovo tatuaggio, pubblicando il risultato su Instagram. Tranne qualche critica (troppo grande), i suoi fan si sono detti molto contenti del nuovo tatoo della loro beniamina.

Dal talent show 'Amici' alla vittoria al Festival di Sanremo fino al trampolino internazionale dell'Eurovision Song Contest 2014: Emma Marrone rappresenterà l'Italia sul palco della manifestazione europea con la canzone 'La mia città', l'inedito pubblicato nella ristampa dell'album 'Schiena', già disco di platino

La diretta della finale dell'Eurovision Song Contest 2014 è in programma il 10 maggio e sarà trasmessa su Rai2.

Gaming e fantascienza vincono in azienda

Oracle lancia uno short movie e rivoluziona il corporate storytelling

E' possibile fare storytelling aziendale con i classici della fantascienza? C'è chi dice sì, come dimostra Cloud Odyssey: a hero's quest, un film di 20 minuti diviso in cinque parti prodotto da Oracle, leader nel cloud computing aziendale.




Nel film troviamo echi dai principali topos della fantascienza filmica Star Trek, Star Wars, Blade Runner e Minority Report.

La metafora centrale è il viaggio, inteso come ricerca della soluzione ai problemi della vita. Quattro sono i viaggi richiamati: Ulisse (Odyssey), Ciro il Grande (Cyrus), Cristoforo Colombo (Terranuvem) e la trasformazione dell'azienda secondo le nuove tecnologie del cloud computing.

Dei rapporti tra romanzo, game scripting, storytelling aziendale e gamificazione ho parlato a Cinemag, un programma di Rai Movie (a destra, il secondo video dall'alto).

Topi fantascientifici
La struttura del racconto somiglia molto agli episodi di Star Trek. Il testo introduttivo è fatto scorrere in obliquo come in Star Wars e i computer della nave spaziale rendono immagini in 3D richiamando vagamente quella progettata da John Underkoffler per Minority Report (maggiori informazioni qui).
Blade Runner è vagamente citato nelle atmosfere del flashback sulla vita del protagonista, che si chiama Cyrus (nome persiano) e viene dal Medio Oriente (come si vede proprio nel flashback).
C'è anche un richiamo alla scientification anni '20, la bislacca idea idea secondo la quale inserire nomi astrusi e teorie scientifiche inventate fosse l'anima della scienc fiction, novellizzazione della scienza.
Troviamo inoltre un tipico elemento dei manga giapponesi, poi riportato in molte serie d'animazione. E' Aqi, il personaggio appena tratteggiato anche nei caratteri somatici (nel film è un alieno), che i manga ereditarono dalle loro origini, affondate nel teatro kabuchi.

La metafora del viaggio
Nel film l'eroe, che è un ingegnere, va alla ricerca del pianeta Terranuvem, gioco di parole tra la Terra Nuova promessa da Cristoforo Colombo e la nuvole (nuvem) del cloud computing.
Il viaggio è la metafora centrale dell'intera civiltà occidentale, che si chiama così perché viaggia, proveniente da oriente e destinata a commistioni culturali. La civiltà cinese, invece, si definisce come paese al centro del mondo, e quindi ha come richiamo la stanzialità e l'identità.

L'animazione del gaming engine
Ma le innovazioni in Cloud Odyssey non si fermano qui. Chi ha detto che i giochi non sono adatti a far business? Su questo argomento ci si scervella da anni, contrapponendo la matematica della teoria dei giochi (ma non videogiochi), il serious gaming e più recentemente l'attrazione pianificata tramite gamification (o meglio motivational design).
Cloud Odyssey è stato prodotto con un software di animazione di giochi (gaming engine). Questa soluzione era nota nel mondo dell'animazione e ben presente per spot fino a 3-4 minuti, ma Adam Palmer sembra essere stato il primo ad usarlo in progetti di così ampio respiro e di tale portata promozionale.


Per maggiori informazioni: la pagina Facebook del film

in italiano, un articolo sull'evento.

in inglese, sulla gamificazione di Cloud Odyssey.

Le cronache animali di Livio Beshir

Perpezie d'amore per salvare e recuperare animali persi o separati dai loro padroni saranno al centro del  programma di RaiDue “Cronache animali” in onda ogni sabato e domenica alle 10.30. 

PEEP SHOW



In ogni puntata Livio Beshir (nella foto), attore e conduttore televisivo, e Lisa Marzoli, giornalista della Tgr, ospiteranno in studio esperti del settore, proprietari e appassionati di animali per raccontare le loro esperienze. Il programma è ideato da Stefania Bove, per la regia di Stefano Lonardo.

Molti gli argomenti affrontatati nelle puntate: tutorial con animali in studio, Pet Terapy, Dog Dance, Primo Soccorso Veterinario, Sos Animali, ospiti illustri e servizi filmati da tutto il mondo.

Durante le puntate, non mancheranno interazioni, appelli e interventi che coinvolgeranno il pubblico con un dialogo diretto. 

Sìsara, il trailer

Ecco la nuova web series di Patrizio Trecca

PEEP SHOW



Valeria Graci, Andrea Gattinoni e Gerardo Fiorenzano sono i protagonisti della puntata pilota di “Sìsara”, web series diretta da Patrizio Trecca, tratta da una sceneggiatura di Debora Valentini e Patrizio Trecca.
Direttore della fotografia Mario Parruccini. Musica “Fear” di Patrizio Trecca. Produzione Tauron Entertainment.


Scandal, tornano i gladiatori in doppiopetto


Intrighi e scene roventi nel thriller politico che ha spiazzato l’America.

Arriva in Italia la terza stagione di Scandal, la serie televisiva che racconta intrecci politici e passioni alla Casa Bianca.



Protagonista è Olivia Pope, la più ambita crisis manager di Washington. 

PEEP SHOW

In Italia non abbiamo un mestiere equivalente: si avvicina a un avvocato&curatore di immagine&esperto della comunicazione&addetto stampa ma è molto, molto di più. Per capirci: se c’è un problema da risolvere, Olivia Pope lo risolve. C’è uno scandalo politico da insabbiare? il posto giusto a cui rivolgersi è la Pope&Associati.

Il personaggio di Olivia è ispirato a una figura reale, Judy Smith, ex membro dello staff di George W. Bush senior, chiamata a ripulire lo scandalo Lewinsky al tempo dell’Amministrazione Clinton.
Olivia Pope è interpretata da Kerry Washington (candidata sia agli Emmy che ai Golden Globe, conosciuta già sul grande schermo per la Broomhilda di Quentin Tarantino in Django Unchained) ed è la prima donna di colore protagonista di un telefilm dal 1974.
Proprio la protagonista della serie, in occasione della premiere italiana di lunedì 10 febbraio sul canale Sky FoxLife, dal suo account twitter @kerrywashington ha commentato la notizia salutando i fan italiani con un “che bello!’’ nostrano.

Nel cast anche Henry Ian Cusick nei panni del brillante avvocato Stephen Finch della prima stagione, drago nel lavoro ma molto meno con le donne. Poi c'è il detective Harrison Wright (Columbus Short), Huck Finn (Guillermo Diaz), hacker con un passato da killer della CIA, Quinn Perkins (Katie Lowes), avvocato dal passato misterioso che impara velocemente il lavoro affiancando sempre più spesso il tormentato Huck, e la rossa Abby Whelan (Darby Stanchfield). I suoi collaboratori sono gladiatori, persone dalla formazione e dalle storie assai originali che, in qualche modo, sono stati salvati da Olivia e che ora – anche a costo di sacrificare qualcosa (o qualcuno) nella propria vita – lavorano strenuamente per lei.

Degne di nota le interpretazioni di Jeff Perry nel ruolo del portavoce del Presidente, il cinico Cyrus Beene e quella di Joshua Charles Malina che è l’assistente procuratore David Rose. Quest’ultimo è stato uno dei volti che ha contribuito al successo di The West Wing, la prima serie ad aver portato la politica in televisione.

Il contrasto tra l'eleganza dei protagonisti e i loro metodi assai poco ortodossi rende Scandal irresistibile. Servizi segreti, questioni di sicurezza nazionale, torbide vicende nate (e morte) nello Studio Ovale, retroscena della politica estera americana e molto altro. Olivia Pope non è infatti solo una manager intelligente, una stakanovista dalle idee brillanti, una donna dalla bellezza e dall’eleganza irraggiungibili tanto da essere diventata un’icona di stile (memorabili le scene in cui mangia sul divano pop corn avvolta da maglioncini di cashmere o vestaglie di seta grigio perla): Olivia ha una storia d'amore con il Presidente degli Stati Uniti d’America Fitzgerald ‘Fitz’ Grant  (Tony Goldwyn) e un passato oscuro che la tormenta.

Nella terza stagione ritroviamo Olivia dove l'avevamo lasciata, all’interno di una limousine insieme al capo del programma governativo segreto B613 che, insieme a lei, scopriamo è suo padre. Olivia adesso dovrà gestire il terremoto mediatico scatenato dalla rivelazione della sua relazione con il numero uno della Casa Bianca e sarà lei al centro di uno scandalo nazionale.

La serie è creata da Shonda Rhimes che ha già scritto moltissime serie di successo (tra cui spiccanoGrey’s Anatomy e il suo spin off Private Practice) e che, non a caso, è stata inserita da Time nella popolare classifica delle 100 persone più influenti del mondo.

Recentemente, in un’intervista per il network statunitense National Public Radio, ha svelato che ha già in mente come finirà la serie Scandal: “E’ uno show molto politico. Il paesaggio politico all’esterno, nel mondo reale, cambierà probabilmente prima della fine della serie”. E ha poi precisato: “Quindi so qualesarà la fine di Scandal. E riesco a pensare a quando sarà il finale. Non penso che cambierò idea. So quanto deve durare. Ma vedremo”.

Insomma, sembrerebbe che le storie di Oliva Pope non dureranno a lungo: una bomba se pensiamo che si tratta di uno dei telefilm più visti d’America (pare che perfino la First lady Michelle Obama non perda neppur un episodio) che finora ha collezionato appena tre stagioni.

Vivo o morto, tu verrai con me

Il nuovo RoboCop contro lo strapotere delle multinazionali e la corruzione della polizia
Correva l’anno 1987 e nei cinema usciva RoboCop, il film che avrebbe fatto conoscere al grande pubblico il talento dell’olandese Paul Verhoeven, che dopo un già discreto curriculum avrebbe piazzato con questo film il suo primo grande successo commerciale.
MILF
Era il principio di una saga che avrebbe contato antri due film, neanche lontanamente all’altezza della magnificenza del prototipo, una serie tv e una serie a cartoni animati, oltre che una sfilza di cloni e merchandising di ogni sorta. Era l’inizio di una leggenda e come ogni colpo portato a segno, anche RoboCop è stato destinato ad essere recuperato per una nuova versione per il pubblico odierno.
Le premesse non erano delle migliori. Rating da PG-13 che ne indica lo smorzamento di violenza, look robotico di Alex Murphy troppo differente da quello che conosciamo e un RoboCop veloce, scattante e salterino che cozza non poco con quel rigido ammasso di ferraglia che abbiamo amato. E invece il risultato di questo RoboCop 2014 è davvero buono, grazie alla giusta idea di non rifare per filo e per segno il capolavoro di Verhoeven ma partire dal concept per fare un film completamente diverso.
Al timone è stato chiamato il brasiliano José Padilha, che alle spalle ha il successo dei primi due Tropa de elite, un professionista dallo stile ben riconoscibile che si adatta alle scene d’azione di matrice quasi videoludica e all’approfondimento di tematiche come la violenza e la ridefinizione identitaria. Padilha e lo sceneggiatore emergente Joshua Zetumer puntano tutto su un dato fondamentale che è decisivo dal prendere le distanze dal film originale, ovvero la consapevolezza del detective Alex Murphy (interpretato dall’efficace Joel Kinnaman) di quello che gli è successo. Quindi non un poliziotto morto dentro una macchina, bensì un poliziotto vivo e cosciente a cui si da una seconda possibilità, con tutte le conseguenze che questo può comportare, a cominciare dal sacrificare il suo tempo insieme alla famiglia che lo reclama a gran voce.
Con uno stile solenne e serioso che richiama molto il recente cinema di Chistopher Nolan, non si tralascia comunque una certa aperta satira alla società americana, alla forza manipolatrice dei media e alla politica cinicamente guerrafondaia di alcune multinazionali. Il nuovo RoboCop convince e non mancano le strizzate d’occhio ai fan di vecchia data come il classico tema musicale di Basil Poledouris, i droni ED-209 e l’immancabile battuta “Vivo o morto tu verrai con me!”.

Violetta, lo show

La rivelazione di Disney Channel sbarca al Palalottomatica di Roma con tutto il cast.
Dopo il tutto esaurito di Milano e Bologna, continua il tour italiano di Violetta, la star della serie tv Disney che il 10 gennaio sarà al Palalottomatica di Roma, in concerto dalle 17 per la prima delle sei date organizzate nella capitale. Il tour prosegue poi con i concerti di Napoli (21-23 gennaio) Catania (25 e 26/1) Padova (28 e 29/1) Firenze (31 gennaio e 1° febbraio). Si chiude a Torino, il 2 febbraio. Ma con gli oltre 150 mila biglietti venduti e i piccoli fan in delirio è già fenomeno.
Accompagnate dai genitori a gruppi di quattro o cinque, anche per via dei prezzi dei biglietti che partono dai 70 euro per arrivare anche a 230, comprano magliette e fasce per i capelli con la loro paghetta. Nessun commento da parte di papà e mamme davanti ai bimbi sul costo di questo pomeriggio musicale perché, nella maggior parte dei casi "è stato un regalo di Babbo Natale".
Sul palco la star argentina Martina Stoessel (Violetta), classe 1997, accompagnata dal cast originale della serie per uno spettacolo che tra musica e danza ripercorre il repertorio musicale della serie piu' amata dai ragazzi con i piu' grandi successi delle prime due stagioni come En mi mundo, Juntos somos ms e Te Creo a cui si aggiungeranno altre baby hits.

Il mentalista esce dalla televisione

Sabato 8 febbraio al Teatro Cardinal Massaia di Torino il nuovo sorprendente spettacolo di Aldo Aldini
Per la prima volta in Italia il mentalismo diventa un vero e proprio spettacolo teatrale, FORMA MENTIS, grazie all’autorevole scrittura di Gianni Clementi e alla regia di Vanessa Gasbarri.
GANGBANG
Sabato 8 febbraio alle ore 21 al Teatro Cardinal Massaia di Torino, attraverso un viaggio nelle simbologie e nelle superstizioni legate al numero 13, il pubblico sarà coinvolto, per tutta la serata, nell’esecuzione di numeri emozionanti e stupefacenti, in un crescendo di emozioni e di suspence.
Grandissime doti naturali abbinate ad anni di studio ed esperienza sul campo consentiranno al mentalista Aldo Aldini di garantire un intrattenimento senza eguali.
L’abbinamento del mentalismo con l’illusionismo permettono ad Aldo Aldini di dar vita a uno show che incuriosisce e stupisce grazie a esperimenti che hanno dell’incredibile: Aldini creerà un fortissimo legame col pubblico, tanto da fargli comprendere cosa le persone in sala stiano pensando ancor prima che lo abbiano elaborato consciamente.
Non è raro trovare persone altamente scettiche e sono proprio quelle che l’artista preferisce. Nessun potere paranormale, nessuna tecnica ipnotica, solo tanto talento e un pizzico di magia.
La sapiente regia di Vanessa Gasbarri unisce, per la prima volta, l'arte del mentalismo con la scrittura teatrale creando un evento unico nel proprio genere.

martedì 11 febbraio 2014

Il Cinema perde riccioli d'oro

Per lei fu inventato l'Oscar per bambini. Rimane il suo mito in tutto il Mondo.
MILF
Addio a Shirley Temple. E' morta, all'età di 85 anni, Shirley Temple. Enfant-prodige del cinema degli anni Trenta e Quaranta, soprannominata "riccioli d'oro", esordisce sugli schermi all'età di 4 anni nella serie Baby Burlesks (The Pie Covered Wagon, e Was Babies, 1932; The Kid's Last Fight, 1933). Scelta per una particina in Stand up and Cheer, 1934 (in cui canta una canzone che dà il titolo a un film successivo: Baby Take a Bow, 1934), diventa una tra le più richieste piccole stelle di Hollywood. Tra i tanti titoli si ricordano Riccioli d'oro (1935), Shirley Aviatrice (1936), La reginetta dei monelli (1936), Zoccoletti olandesi (1937) e Rondine senza nido (1938).
Non più bambina, la sua popolarità comincia a vacillare e per alcuni anni non compare più sugli schermi. Torna sul grande schermo nel 1947 in Da quando te ne andasti, di Selznick cui segue il massacro di Fort Apache, 1948, di J. Ford. Si occupa poi di politica: delegata degli Stati Uniti all'Assemblea Generale dell'Onu nel 1969, diventa ambasciatrice Usa in Ghana nel 1974, e due anni dopo viene nominata capo del protocollo alla Casa Bianca dal presidente Gerald Ford. Nel periodo della Grande Depressione, i suoi film portavano negli Stati Uniti afflitti dalla catastrofe economica, speranza e ottimismo, al punto che il presidente Franklin D. Roosevelt in persona proclamò: "finchè il nostro Paese avrà Shirley Temple, noi staremo bene". Shirley Temple divenne l'attrice più pagata e il suo certificato di nascita fu modificato per prolungarle l'infanzia: la data di nascita fu spostata dal 1928 al 1929. Shirley non conobbe la sua reale data di nascita fin quando non ebbe compiuto 13 anni.< /br> Per lei fu inventato l'Oscar giovanile. Un celebre quadro di Dali' rappresenta Shirley come una sfinge, ed è intitolato "Shirley Temple, il più giovane mostro sacro del cinema". Negli anni trenta sorsero in tutto il mondo numerosissimi club di fan di Shirley, uno in ogni nazione. Alcuni, in Europa, divennero più grandi dello stesso club statunitense. Andy Warhol, da bambino, fece parte del club di Shirley Temple polacco, ricevendo una lettera autografa dalla stessa Temple. Sulla copertina dell'Album dei Beatles Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band Shirley Temple e' l'unico personaggio ad apparire due volte: come sagoma di cartone accanto a George Harrison e come bambola sulla cui maglietta è stampata una frase ironica rivolta alla band rivale, "Welcome The Rolling Stones".
Shirley Temple ha dato il nome ad un cocktail analcolico, fatto con Ginger ale e Granatina, inventato per lei da un barista di Waikiki, nelle Hawaii, durante un suo viaggio. Oggi lo Shirley Temple cocktail e' diffuso in tutto il mondo.