venerdì 11 ottobre 2013

Harrison Ford torna alla fantascienza con 'Ender's game'


'Cose nostre' svelate al cinema dal 17 ottobre

Cose nostre è una action comedy a tinte dark in cui un boss mafioso, dopo aver testimoniato, è costretto a trasferirsi con la sua famiglia in una tranquilla cittadina francese, sotto tutela del Programma di Protezione Testimoni. Malgrado l’agente Stansfield (Tommy Lee Jones) profonda enormi sforzi per tenerli in riga, Fred Blake (Robert De Niro), sua moglie Maggie (Michelle Pfeiffer) e i loro figli Belle (Dianna Agron) e Warren (John D’Leo), non riescono ad abbandonare le vecchie ‘abitudini’ e continuano a gestire i problemi “a modo loro”.
Il caos vero e proprio scoppierà quando i vecchi compari mafiosi, dopo aver rintracciato la famiglia, arriveranno nella cittadina seminando scompiglio.
Cose Nostre-Malavita vede protagonisti il pluripremiato Robert De Niro (Toro scatenato, Il lato positivo), Tommy Lee Jones (Lincoln, Non è un paese per vecchi), Michelle Pfeiffer (Scarface, I favolosi Baker), candidata all’Academy Award, Dianna Agron (Glee, Sono il numero quattro), e John D’Leo (The Wrestler, Brooklyn’s Finest). Il film è diretto da Luc Besson, come la sceneggiatura, ispirata al romanzo di Tonino Benacquista, intitolato “Malavita”.
Il film è prodotto da Virginie Besson-Silla and Ryan Kavanaugh. Il direttore della fotografia è Thierry Arbogast (Come pietra paziente, The Secret Book). Al montaggio Julien Rey (The Lady, Adele e l’enigma del faraone). Musiche originali di Evgueni Galperine (Hunger Games, Un sapore di ruggine e ossa) e Sacha Galperine (Eva, Scatti rubati). Scenografie di Hugues Tissandier (Io vi troverò, Chef). Costumista Olivier Beriot (Io vi troverò, The Lady). Executive producers Martin Scorsese (Quei bravi ragazzi, The Departed – Il bene e il male), Jason Beckman (Vicino a te non ho paura, Comic Movie), Jason Colodne (Vicino a te non ho paura, Comic Movie), Tucker Tooley (The Fighter, Limitless). Co-produttori esecutivi Ron Burkle (The Secret Life of Girls, Out of the Furnace) e Jason Colbeck (Biancaneve).

giovedì 10 ottobre 2013

I Minion sono irresistibili in 'Cattivissimo me 2'

I Minion tornano al cinema e il divertimento è assicurato per grandi e piccoli.
Per l'ex super cattivo Gru la vita è cambiata radicalmente. Ora nel suo orizzonte ci sono solo le tre dolci bambine che ha adottato e la conversione del laboratorio segreto dei Minion e del dottor Nefario in un'impresa legale di produzione di marmellate e gelatine. Per Nefario, però, la rinuncia alla cattiveria è un sacrificio troppo grande e, cuore e valigia in mano, se ne va al soldo di un altro padrone. Gru, invece, viene reclutato dalla vulcanica agente Lucy Wilde, della Lega Anti Cattivi, per fingersi il gestore di un negozio di dolciumi in un centro commerciale e smascherare così il criminale che sta per assoggettare il mondo ai suoi terribili scopi.
Il secondo capitolo ha una forza comica irresistibile, una batteria inesauribile di gag e, ciò che più conta, una coerenza di fondo con il percorso precedente, pur presentandosi con gambe proprie, perfettamente in grado di sostenerne l'autonomia. Gru non è cambiato: è più fedele che mai alla scelta che ha fatto di dedicarsi alla paternità prima che al resto; e così non sono cambiate Margo, Edith e Agnes, che si sono limitate a crescere, ma non hanno smesso di unire le forze per offrire al padre ciò di cui ha bisogno, anche se ancora non lo sa.
All'interno di un quadro narrativo in gran parte ricalcato sulla sequenza del primo film, Cattivissimo Me 2 è dunque e comunque uno spettacolo che non annoia mai un minuto, che diverte senza se e senza ma, e ribadisce la felicità creativa delle coppie Chris Renaud-Pierre Coffin alla regia e Cinco Paul-Ken Daurio alla sceneggiatura.

Checco Zalone a catinelle





Spopola il trailer del nuovo film di Checco Zalone "Sole a Catinelle" in uscita dal 31 ottobre.
Prodotto dalla Taodue di Pietro Valsecchi, il minuto e 40" riassuntivo della terza fatica cinematografica scritta e interpretata dall'attore pugliese ha realizzato in pochi giorni oltre 2 milioni di visualizzazioni.
Zalone interpreta papa' Checco, venditore di aspirapolvere in piena crisi economica, che promette al figlio Nicolo' (interpretato dal giovanissimo Robert Dancs) una vacanza da sogno.
Perchè a Checco tutto si puo' dire tranne che gli manchi l'ottimismo.
L'appuntamento e' allora in tutti i cinema da giovedi' 31 ottobre 2013 con "Sole a Catinelle".

'Kill your darlings', Harry Potter perde l'innocenza e diventa un giovane ribelle

L’opera prima di John Krokidas spezza l'adolescenza di Hogwarts e archivia il fascino di Harry Potter. Basta una scena di sesso omosessuale a rompere in mille pezzi l’immagine pura di Daniel Radcliff bambino e a farne un nuovo interprete. Il resto è Kill Your Darlings.
Il film coglie la generazione beat prima che diventi un movimento e l'urgenza di una generation che voleva cambiare il mondo e lo ha cambiato, creandone un altro e un canale di espressione 'altro' per dirlo.
Allen Ginsberg (Daniel Radcliff), figlio di un poeta e di una madre affetta da un disturbo mentale, entra alla Columbia University dove incontra Lucien Carr, uno studente 'benestante' di carismatica bellezza. Colpito dal singolare e rivoluzionario pensiero di Allen, Lucien lo conduce nel cuore della notte a Manhattan e nella casa di David Kammerer (la faccia di Dexter), dove vengono ospitati giovani scrittori col vizio della ribellione, da cui emergono Jack Kerouac e William Seward Burroughs. Decisi a cambiare la storia della letteratura e ignari di fare quella storia giorno dopo giorno, Allen e compagni sperimentano la vita e i loro romanzi preferiti. La gelosia di David per Lucien insinua però nel gruppo un'oscura inquietudine, costringendo i suoi membri a confronti diretti. Separati in seguito a un evento traumatico, i 'giovani poeti' impareranno fare i conti nella vita e sulla pagina con la loro coscienza.
Eludendo trappole e pericoli del genere biografico, John Krokidas realizza un noir che pesca nelle derive allucinogene dei suoi protagonisti, bravi ragazzi alle prese con l'atto creativo e sprofondati nelle proprie personali ambiguità. A partire dal Lucien di Dane DeHaan, (s)oggetto del desiderio conteso dall'Allen di Daniel Radcliffe e dal David di Michael C. Hall. Bionda fiamma del peccato, senza alcun talento se non la propria perfetta bellezza, Lucien è corpo che si offre e che tradisce, mantenendo fino alla fine tutta la sua enigmaticità di tentazione erotica. Poeta dozzinale, teme di sprofondare nella mediocrità per la mancanza di talento, a cui rimedia 'innamorando' poeti ed 'estorcendo' parole come fossero baci.

mercoledì 9 ottobre 2013

'Alice nella città' torna a Roma per la X edizione

Alice nella città torna ad affiancare il Festival del cinema di Roma, in modo autonomo e parallelo, per proseguire il percorso di promozione, divulgazione e sostegno del cinema rivolto alle nuove generazioni. Curato da Gianluca Giannelli e Fabia Bettini, il festival, per la sua X edizione che si terrà dall’8 al 17 novembre 2013, propone un ricco Concorso Young/Adult, una competizione di 12 opere in prima internazionale o europea, selezionate fra le più originali produzioni rivolte ad un cinema attento a ciò che sta diventando ‘Altro’. Tra i film in lizza, per la prima volta in concorso, troviamo due opere provenienti dall’Italia: ‘Se chiudo gli occhi non sono più qui’ di Vittorio Moroni con Giorgio Colangeli, Beppe Fiorello e l’esordiente Mark Manaloto, e ‘Il sud è niente’ opera prima di Fabio Mollo con Vinicio Marchioni, Valentina Lodovini e la sorprendente Miriam Karlkivist; dalla Finlandia arriva, il lungometraggio candidato agli Oscar, “The Disciple” di Ulrika Bengts mentre dalla Svezia Kjell-Åke Andersson ci presenta ‘Nobody Owns Me’. Significativa la presenza dei film francesi: ‘Turning Tide’ di Christophe Offenstein con Francoise Cluzet e Guillaume Canet e ‘Juliette’ di Pierre Godeau con Àstrid Bergès-Frisbey la meravigliosa sirena di Pirati dei caraibi e ‘Run, boy, run’ coproduzione franco/tedesca di Pepe Danquart, già premio Oscar per il miglior cortometraggio con “Schwarzfahrer”; dalla Svizzera “Sitting Next to Zoe” di Ivana Lalović; dalla Colombia “Chasing Fireflies” di Roberto Flores Prieto e il canadese “Uvanga” delle registe Marie Helene Cousineau e Madeline Piujuq Ivalu.
Alice nella Città aprirà l’8 novembre con una grande festa per le scuole proiettando in anteprima Fuori concorso, alle 10.30 nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, “Planes”, il nuovo film d’animazione 3D della Disney, diretto da Klay Hall. La proiezione del film è preceduta da un magico Red carpet animato in pieno stile disneyano.
Il weekend prosegue con un ciclo di proiezioni e appuntamento dedicati ai più piccoli: iniziamo con il film d’animazione “My Mommy is in America and she met Buffalo Bill”, diretto da Marc Boreal e Thibaut Chatel tratto dal libro illustrato di Jean Regnaud con le tavole realizzate da Emile Bravo. Tra le proposte del Fuori Concorso realizzate in collaborazione con il Festival Internazionale del Film di Roma, sabato 9 novembre alle 16.30 nella Sala Santa Cecilia, l’anteprima internazionale di “Belle & Sebastien” di Nicolas Vanier (Il Grande Nord), che sarà preceduta, come da tradizione, da un red carpet a tema. Concluderà questa parte del programma ‘Futbolin’ il nuovo film d’animazione in 3D di Juan José Campanella, già premio Oscar® al miglior film straniero con El hijo de la novia.
Continua il viaggio di Alice nella città tra le aule del cinema, con l’anteprima del documentario francese “School of Babel” di Julie Bertucelli (nella foto), girato in un liceo multietnico di Parigi che mostra la scuola, come luogo dell’accoglienza e non dell’abbandono. Il documentario verrà proiettato, in collaborazione con il Festival internazionale del Film di Roma, in occasione della premiazione ufficiale di Alice nella città il 16 Novembre.
Unico film italiano fuori concorso, “Il mondo fino in fondo”, opera prima di Alessandro Lunardelli; una commedia avventurosa on the road, un viaggio iniziatico di un adolescente nel campo dei sentimenti e dell’identità che fa emergere la forza rivoluzionaria di questa meravigliosa età del dissenso. Nel cast, per la prima volta insieme, Filippo Scicchitano e Luca Marinelli, al fianco di Barbora Bobulova e Camilla Filippi.
Tra le novità di quest’anno, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia, nasce 'Sperimenta'. Un ciclo di narrazioni affidate a quegli autori, sceneggiatori, attori, musicisti che più di ogni altro hanno saputo raccontare e trasmettere ai ragazzi la passione per il cinema. Il progetto, dedicato a tutti ma in particolare ai giovani spettatori, nasce con l'idea di restituire agli adulti un ruolo forte come narratori, per offrire una misura rinnovata di racconto tra parole ed immagini: una profonda e spontanea riflessione sulla scoperta di sé e del cinema, insostituibile strumento di analisi del rapporto con la realtà, la storia, se stessi e gli altri.
Tra le prime conferme il regista e sceneggiatore giapponese Hirokazu Kore-Eda che sarà protagonista di un incontro aperto al pubblico preceduto dalla proiezione di due dei suoi film: “I Wish” (2011) e “Like Father Like Son”, premiato quest’anno dalla Giuria del Festival di Cannes. Su questa linea di programma sarà la presentato il documentario “Who is Dayani Cristal?” prodotto, interpretato e diretto da Gael García Bernal con Marc Silver. Vincitore del Cinematography Award, World Cinema Documentary al Sundance 2013, il documentario – paragrafando quello che ha scritto l’Hollywood Reporter - trova un modo nuovo per rendere personale il dibattito sull'immigrazione. “Who is Dayani Cristal?”racconta la storia di un migrante che si trovava nel tratto mortale del deserto conosciuto come "Il corridoio della morte" e mostra come la vita di un individuo possa diventare testimonianza dei tragici effetti della guerra degli Stati Uniti contro l’immigrazione.
Anche quest’anno Casa Alice sarà la base del Festival. Una location a due passi dall’Auditorium e dal Villaggio del Cinema, che ospiterà, come lo scorso anno, varie realtà legate al mondo del cinema che saranno partner della manifestazione.
Ma Alice nella Città non si esaurirà a Novembre perché è un festival permanente, che coinvolge pubblico e scuole per 365 giorni l’anno con attività ed incontri nelle scuole.
Il costo del biglietto per tutti gli eventi i volti al pubblico scolastico di Alice nella Città sarà di 5 euro, invariato rispetto alle scorse edizioni.

Festival del Film di Roma, 'L’amministratore' di Vincenzo Marra apre il concorso CinemaXXI

L’amministratore di Vincenzo Marra è il documentario che aprirà il concorso di CinemaXXI, la linea di programma che il Festival Internazionale del Film di Roma (8-17 novembre 2013) dedica alle nuove correnti del cinema mondiale. Il regista e sceneggiatore napoletano, autore di Tornando a casa (2001, miglior film alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia), Estranei alla massa (2002, Menzione Speciale della giuria al Festival di Torino), Vento di terra (2004, Menzione Speciale della giuria a Venezia, film rivelazione dell’anno alla Semaine de la Critique di Cannes), L'udienza è aperta (2006, candidato al David di Donatello come miglior documentario italiano), Il gemello (2012, Menzione Speciale ai Nastri D'Argento), torna a puntare i riflettori sul Meridione, raccontando la vita di Umberto Montella, amministratore di condomini a Napoli. Le sue giornate trascorrono fra riunioni, incontri e problemi quotidiani di piccola e grande portata.
“Con L’amministratore ho voluto raccontare qualcosa dell’Italia di oggi, a partire da Napoli, una città che conosco bene – spiega Marra – Con Il gemello ho scoperto un modo di fare cinema in diretta che mi ha permesso di entrare in contatto con la realtà delle persone che incontravo senza mediazioni o filtri. Molti spettatori mi chiedono come faccio a scrivere sceneggiature così accurate. I miei film non hanno sceneggiatura. Sono come una jam session a cielo aperto che io, il mio operatore e i miei protagonisti affrontiamo spontaneamente. Le storie si coagulano e si sciolgono seguendo un ritmo naturale. Mi pongo in una posizione d’ascolto per raccontarle al meglio. Credo che in Italia oggi sia questo il cinema più adatto a mettere in scena un Paese che cambia instancabilmente. Con il mio quinto capitolo di film documentari dedicati a Napoli, ho seguito un incredibile amministratore di condominio. Grazie a lui e fedele al mio stile, sono riuscito ad entrare nelle case delle persone, quelle ricche e quelle povere, in una Napoli ai tempi della crisi, in ogni caso vitale, arrabbiata, esagerata ma sempre sorprendente. Sono contento ed eccitato di vivere, per me e per il mio film, la nuova esperienza del Festival di Roma”.
L’amministratore, un documentario che avrebbe potuto essere diretto da Luigi Zampa e scritto da Eduardo De Filippo, conferma in Vincenzo Marra uno degli sguardi più schiettamente mobili e irrequieti del cinema italiano contemporaneo. Fautore di un cinema del reale che bracca corpi e storie negli angoli più angusti dell’Italia contemporanea, Marra è uno degli esponenti di punta del documentario di creazione italiano. Non a caso amatissimo da Martin Scorsese che lo reputa uno dei cineasti italiani più innovativi degli ultimi anni.
Prospettive Doc Italia, che come annunciato nei mesi scorsi è diventata una linea di programma rivolta ad esplorare le nuove tendenze del cinema documentario italiano, inaugurerà il suo concorso con Lettera al Presidente di Marco Santarelli. Il regista e produttore che ha firmato GenovaTripoli (2009, in concorso al Festival dei Popoli di Firenze), Interporto (2010, Festival di Torino), Scuolamedia (selezionato nella competizione del 33° Cinéma du Réel di Parigi, premio UCCA al Festival di Torino) e Milleunanotte (2012, Festival Internazionale del Film di Roma), racconta storie di uomini e donne che, dal dopoguerra a oggi, si sono rivolti al Presidente della Repubblica con la speranza di risolvere un problema o realizzare un sogno.
Lettera al Presidente è un attraversamento dell’immaginario collettivo di un Paese che, uscito dal disastro della seconda guerra mondiale, si è trovato ad affrontare le lusinghe del boom economico. Attento narratore di storie collettive, nonché emergente del cinema documentario italiano, Santarelli racconta con grande passione civile il rapporto – immaginario – che lega gli italiani al cosiddetto “potere”. Il documentario porta alla luce voci sepolte dal tempo, la cui urgenza risuona oggi più forte che mai.

Ad Aleksej Jurevič German il Premio alla carriera del Festival del Film di Roma 2013

Il Festival Internazionale del Film di Roma, su proposta del Direttore Artistico Marco Müller, consegnerà il Premio alla carriera 2013 ai familiari del grande cineasta russo Aleksej Jurevič German, scomparso nel febbraio di quest'anno. L'attribuzione del premio era stata comunicata al maestro pietroburghese a inizio inverno, così da accompagnare l'uscita del suo nuovo ambizioso lungometraggio, É difficile essere un dio. Per la prima volta nella storia dei festival europei, un premio alla carriera verrà dunque consegnato postumo. A ritirare il premio saranno Svetlana Karmalita, vedova del regista, complice di tutti i suoi progetti più personali e sceneggiatrice dei due ultimi film del maestro, insieme al figlio Aleksej A. German, capofila del rinnovamento del cinema russo contemporaneo (Leone d'argento a Venezia 2008 per Soldati di carta).
A seguire la cerimonia di premiazione, verrà proiettato in prima mondiale 'É difficile essere un dio' (nella foto), epica opera di fantascienza filosofica tratta dal romanzo di culto dei fratelli Boris e Arkadi Strugatski (autori, tra gli altri, di Picnic sul ciglio della strada, che Andrej Tarkovskij ha portato al cinema con il titolo Stalker). Il libro è stato pubblicato in Italia da Marcos y Marcos con il titolo “È difficile essere un dio”.
Il Direttore Marco Müller ha così commentato la decisione di attribuire il Premio alla carriera 2013 al maestro pietroburghese: "Quello di Aleksej German non è stato ‘un caso’. E ancora meno ‘un caso di censura’. Il meno prolisso dei grandi autori cinematografici russi ha rivendicato ogni sua personalissima opera, portata avanti contro tutto e contro tutti, in un itinerario artistico e filosofico assolutamente sconvolgente, che ha affermato una fortissima personalità d’autore già con il suo “vero” primo lungometraggio, l’eretico Controllo stradale (1971-1985). Figura scomoda per ogni regime, German ha iniziato presto le sue schermaglie con i censori e il sistema burocratico del cinema sovietico, continuate per tutto il periodo brezhneviano. Non solo perché i suoi film trasgredivano le regole e ignoravano volutamente le abitudini del realismo socialista post-disgelo, ma soprattutto perché il suo cinema, costruito sulla scrittura registica, se si fosse affermato, avrebbe ribaltato strutture e tematiche teoriche, etiche, stilistiche. Andava dunque fermata la sua spinta dirompente. German ha dunque potuto realizzare solo cinque film e mezzo (il ‘mezzo’ è una co-regia di debutto) in quarantasei anni di carriera registica. La sua attenzione alla differenza rispetto alla pretese del presente, la sua predilezione per il dissenso rispetto al consenso, finiscono per disturbare anche il sistema commerciale della Russia non-socialista, che inventa allora nuovi freni per gli ostinati slanci creativi del cineasta. Ma questo non gli impedisce di affrontare progetti ambiziosi, arrivando a realizzare film-limite come Chrustalëv, la macchina! (in concorso a Cannes nel 1998) e É difficile essere un dio che conclude la ricerca del regista sul tempo e la memoria, collegando l’assurdità del passato e del presente con quella del medioevo prossimo venturo.
Il German di 'É difficile essere un dio' è un cineasta che vuole raccontare storie fantastiche, rimanendo tuttavia fedele alle sue preoccupazioni di autenticità documentaria. È un documentarista che, penetrato nel mondo irreale dei quadri di Hyeronimus Bosch (secondo German, ‘Bosch è molto più realista di Rubens’), si ostina a catturarne ogni minimo dettaglio. Aleksej German è stato un artista tanto geniale quanto ostinato nella sua radicalità. Un artista che ha scelto di confrontarsi sempre con problemi insormontabili. Se avessi oggi in sorte la possibilità di pranzare un’ultima volta con lui, in uno di quei ristoranti dostoevskijano-lenigradesi cui era affezionato, gli avrei citato questo proverbio della sua terra: 'Per risolvere un problema difficile ci vuole un cinese. Ma per un problema impossibile ci vuole un russo'. Un genio russo come lui".
La straordinaria integrità artistica del cineasta, equivalente a quella di maestri come Terrence Malick e Stanley Kubrick, e l’intervento della censura sovietica, che ha regolarmente bloccato l’uscita dei suoi film, ha limitato la produzione di German a soli cinque lungometraggi. Essi hanno rappresentato e rappresentano oggi un punto di riferimento imprescindibile. La statura di German ha pochi eguali nel cinema moderno: con Andrej Tarkovskij e Aleksandr Sokurov fa parte di una "trinità russa" che ha rivoluzionato il modo di pensare il cinema.
Aleksej Jurevič German nasce a Leningrado nel 1938. Il padre, Jurij P. German, celebre (e premiatissimo) scrittore sovietico "umanista", amico del regista Vsevolod Ėmil'evič Mejerchol'd, lo convince ad iscriversi alla facoltà di regia teatrale di Leningrado. Dopo la laurea, German collabora con Grigorij Tovstonogov, figura chiave del teatro sovietico negli anni Cinquanta e Sessanta. Nel 1964, il regista inizia a lavorare alla Lenfilm, gli “studios” più vecchi dell’Unione Sovietica, diventati culla del cinema d’autore. Nel 1967, insieme a Grigorij L. Aronov, firma il suo primo film, Sed′moj sputnik (Il settimo compagno di strada). Nel 1971, German finisce Proverka na dorogach o Operacija "S novym godom" (Controllo sulle strade o Operazione Anno nuovo), tratto da una novella scritta dal padre. La pellicola, ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, viene subito proibita con l’accusa di falsificazione dei fatti storici: uscirà in sala nel 1985. Nel 1977, il regista gira Dvadčat′ dnej bez vojny (Venti giorni senza guerra), tratto dal romanzo di Konstantin Simonov, noto scrittore legato al partito che difende il film di fronte ai vertici del Comitato Centrale e ne consente la distribuzione. Nel 1984, German utilizza di nuovo un romanzo del padre e gira il suo film più famoso, Moj drug Ivan Lapšin (Il mio amico Ivan Lapšin), ambientato nei primi anni Trenta. Il ritratto della storia sovietica fatto da German non piace al partito ed il film viene immediatamente ritirato dalle sale. Per sopravvivere, German scrive sceneggiature assieme alla moglie Svetlana Karmalita, firmate solo con il cognome di lei. Quella di German è stata una parabola di vita e creazione scandita da vicende tanto difficili quanto drammatiche, che hanno diradato per lui le opportunità di realizzare direttamente i suoi progetti. Nel più lungo periodo di stasi registica, German e la sua compagna di vita e di lavoro hanno comunque creato (nel 1988) e diretto, alla Lenfilm, lo Studio per le opere prime e i film sperimentali, una struttura legata ai debutti di nuovi registi che ha prodotto otto lungometraggi, assieme a film brevi e d’animazione.
Con gli anni Novanta e la nuova situazione politica, German lavora sul film Chrustalev, mašinu! (Chrustalev, la macchina!), che esce nel 1998, dopo essere stato presentato in concorso al Festival di Cannes. In questo film, German giunge all’affermazione che dopo gli orrori dell’epoca staliniana l’arte non può esistere nella forma precedente. Nel 2000, il regista, ormai riconosciuto come uno dei maestri della cinematografia russa, premiato con numerose onorificenze, comincia a lavorare sul gigantesco progetto di É difficile essere un dio, tratto dal famoso omonimo romanzo dei fratelli Strugazkij, che lo impegna per tredici anni di duro lavoro. Con É difficile essere un dio, German ritrae sul grande schermo un’intera civiltà, che riassume la storia dell’umanità con spietata precisione e enorme pietà. Aleksej German muore il 21 febbraio del 2013: il film viene portato a compimento da Svetlana Karmalita e dal figlio Aleksej A. German.

martedì 8 ottobre 2013

L'ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi apre l’ottava edizione del Festival del Film di Roma

L'ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi aprirà Fuori Concorso l’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma che si svolgerà dall’8 al 17 novembre presso l’Auditorium Parco della Musica. Il nuovo lavoro del cineasta toscano, uno dei più importanti registi e sceneggiatori italiani (ha scritto film per Carlo Verdone, Francesco Nuti, Leonardo Pieraccioni, fra gli altri) e autore di alcuni dei maggiori successi cinematografici degli ultimi anni (la trilogia di “Manuale d’amore”, Che ne sarà di noi, Genitori & figli - Agitare bene prima dell'uso), si riallaccia al grande filone della “commedia all’italiana”. Il film vede protagonista Elio Germano nei panni di Ernesto, traslocatore che per quarant’anni ha viaggiato per l’Italia con il suo camion: attraverso i suoi occhi, la pellicola racconta la storia del Paese, dagli anni ’70 ad oggi. A fianco di Germano (due volte David di Donatello come miglior attore protagonista per Mio fratello è figlio unico e La nostra vita, che gli è valso anche il premio per la migliore interpretazione maschile al Festival di Cannes), ci saranno Alessandra Mastronardi, moglie di Ernesto, Ricky Memphis, Sergio Rubini, Virginia Raffaele e Alessandro Haber. L'ultima ruota del carro (scritto da Giovanni Veronesi, Ugo Chiti, Filippo Bologna ed Ernesto Fioretti, le cui vicende hanno ispirato la storia del film) verrà proiettato nella sala Santa Cecilia che, con oltre duemila posti a sedere, si trasformerà durante il Festival nella più grande sala cinematografica di Roma. Il film, prodotto da Warner Bros. Entertainment Italia e Fandango in associazione con Ogi Film, sarà distribuito da Warner Bros. Pictures a partire dal 17 novembre.

lunedì 7 ottobre 2013

'Cani sciolti' dal 24 ottobre al cinema

Bobby Trench e Marcus Stigman fanno parte di una banda di narcotrafficanti.
Bobby, però, è stato infiltrato dalla DEA (la Squadra antinarcotici) mentre Marcus fa parte dell'Intelligence della Marina degli Stati Uniti. Nessuno dei due sa quale sia il vero ruolo dell'altro. Il tentativo, messo in atto in coppia, di svaligiare una banca che conserva un ingente capitale proveniente dal narcotraffico, ha esiti imprevisti. Da quel momento i due non hanno più il sostegno dei loro superiori che anzi cercano di arrestarli. Ma non sono i soli sulle loro tracce.
Un film di Baltasar Kormákur. Con Mark Wahlberg, Denzel Washington, Paula Patton, James Marsden, Bill Paxton.
Titolo originale '2 Guns'. Distribuzione: Warner Bros Italia.