martedì 15 gennaio 2013

Aosta, Michele Placido è Re Lear

Michele Placido nella duplice veste di attore e regista porta in scena ad Aosta il 'Re Lear' di Shakespeare. Lo spettacolo e' in calendario lunedi' 21 gennaio, con replica martedi' 22, alle 21 al teatro Giacosa nell'ambito della Saison Culturelle, la rassegna organizzata dall'assessorato all'Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d'Aosta.
Le vicende della tragedia, scritta da Shakespeare all'inizio del XVII secolo, sono particolarmente complesse, con un intreccio di trame parallele. In cinque atti il drammaturgo britannico racconta la storia di re Lear e di uno stuolo di personaggi prendendo le mosse dalla decisione del sovrano di dividere il suo regno fra le tre figlie Goneril, Regan e Cordelia, decisione che condurra' a guerre fratricide e parricide, tra menzogne e disillusioni.
Nell'adattamento di Placido - regista dello spettacolo insieme a Francesco Manetti - re Lear e' un vecchio dai lunghi capelli bianche in ciabatte e pigiama rosso che gli cade lasciandolo in mutande, divorato dal dolore per l'ingratitudine delle figlie. Il suo regno, diviso tra le due maggiori, brave nel fingere per lui un'adorazione esagerata, e' rappresentato da una scena sconquassata, seminata di ruderi, copertoni slabbrati, pezzi d'intonaco, tubi, macerie tra le quali spicca una gigantesca corona, e da cui gli spettatori vedranno sbucare i personaggi stralunati e stravaganti che daranno corpo alle immortali e tragiche vicende narrate da Shakespeare.
''Il palcoscenico in cui si muovono i nostri personaggi - dicono Placido e Manetti - e' la distruzione del mondo. La storia di Lear e' la storia dell'uomo, la storia di civilta' che si credono eterne ma che fondano il loro potere su resti di altri poteri, in un continuo girotondo di catastrofi e ricostruzioni, di macerie costruite su macerie. Che cosa ha dunque senso in questa tragedia? Quale speranza possiamo trarre?
Forse proprio la conoscenza di che cosa sia l'uomo di fronte all'universo, raggiunta attraverso un percorso di spoliazione in cui l'amore e la solidarieta' si mostrano nella loro essenza terribilmente umana. Forse solo a questo, ad aiutare la creazione di questa consapevolezza, mira tutta l'opera di Shakespeare, a patto pero' che gli spettatori non dimentichino mai di trovarsi a teatro, che non cadano nell'illusione di un altro mondo, che sempre vedano il muro dietro la scena di cartone''.