mercoledì 24 ottobre 2012

L'eterno carnevale de 'La Gioconda' all'Opera di Roma

Una lunga gondola scivola sul palcoscenico; una folla di maschere balla una tarantella sui ponti del Canal Grande. I ponti della Venezia notturna si illuminano di gioia di canti e di lutti. Il grande inquisitore lavora nell'ombra e la citta' balla il suo eterno carnevale.

Ecco 'La Gioconda', di Amilcare Ponchielli, che dopo 20 anni torna in scena all'Opera di Roma in un allestimento coprodotto con il teatro Real di Madrid, uno spettacolo fortemente connotato dall'insieme regia-scene-costumi di Pier Luigi Pizzi con la direzione orchestrale di Roberto Abbado, anche lui
assente dal Teatro Costanzi per molti anni.
Lo spettacolo e' stato molto applaudito. Alla prima sono stati festeggiati Gennifer Wilson nei panni di Gioconda e Katerina Semenchuk in quelli di Laura, mentre Alvise Badoero e' stato interpretato da Carlo Cigni (in sostituzione di Roberto Scandiuzzi).
La Gioconda e' uno di quei melodrammi piu' citati che rappresentati, almeno da quando il su brano piu' famoso, denominato ''La Danza Delle Ora'' e' diventato la colonna sonora piu' famosa del film a cartoni animati di Walt Disney, 'Fantasia'. Da allora questa ''suite con galoppo finale'', precipitosa e gradevole, e' entrata nel patrimonio musicale di molte orchestre. Del resto all'opera non manca nulla per essere degna della sua epoca (debutto' alla Scala nel 1876) creazione fra le piu' note del suo autore, Augusto Ponchielli (1834-1886) e del suo librettista, Arrigo Boito (1842-1918). Tratta da un popolare dramma di Victor Hugo e ambientata nella Venezia del '600, l'opera oltre ad offrire buone parti ai cantanti, oltre a balletti e cori, consente un immediato accesso dello spettatore: una caratteristica ben sfruttata dall'insieme di regia e scenografia di Pizzi. Non nasconde pero' la grande distanza che la separa dai contemporanei capolavori di Giuseppe Verdi. La musica e' gradevole e a tratti trascinante; il libretto complicato e appassionato, anche piu' del dovuto, era fatto apposta per gli spettatori che amavano il melodramma a tinte forti. Qui tutto gira attorno alla bella cantautrice Gioconda, che si rifiuta di cedere alle voglie dell'agente segreto Angelo, membro del consiglio dei Dieci, il quale per soddisfare la sua passione, cerca di far leva sull'amore filiale, ovvero insidia la madre della stessa Gioconda, che e' cieca, facendo correre la voce che la donna ha gettato un maleficio sulle gondole. Fin qui la trama e' gia' piuttosto ricca, ma siamo lontanissimi dalla conclusione che arriva dopo quattro atti intensi e pieni di colpi di scena: una specie di grande romanzo a puntate
ambientato in una Venezia invernale tutta nebbie e silenzi. Terribile la fine del dramma quando Gioconda mantiene il patto di concedere il suo corpo per salvare la madre; concederlo si', ma quando e' gia' cadavere, essendosi uccisa con le proprie mani per onorare l'impegno del vile seduttore.