lunedì 31 dicembre 2012

Kurt Elling ospite fisso di Umbria jazz winter

Un omaggio alla canzone d'autore americana è quanto offre Kurt Elling, ospite fisso di Umbria Jazz Winter in corso a Orvieto. Il cantante di Chicago è in lizza per il Grammy con il suo ultimo disco, ''Broadway 1619'', e a Orvieto lo propone dal vivo per illustrare anche al pubblico italiano quale stupefacente fabbrica di successi fosse diventato quel famoso Brill Building nel cuore di Manhattan, all'indirizzo Broadway 1619, in cui nel tempo si sono domiciliate poco meno di 200 societa' di produzione, incisione, marketing, edizione.
Insomma, tutto quello che dava sostanza alla creativita' di autori, arrangiatori, musicisti, e la faceva diventare show business. Il Brill Building fu costruito agli inizi degli anni Trenta, e si chiamo' cosi' dal nome di una azienda di sartoria, per poi diventare il cuore della musica di New York.
Elling ha deciso di dare voce a quella storia ed ha scelto una manciata di canzoni, facendone un disco di successo: una dichiarazione d'amore alla Grande Mela dopo avere, in piu' occasioni, celebrato l'identita' musicale della sua citta'. Non vuole essere una operazione filologica ma un omaggio in senso lato al ''Brill sound'' e ad un certo modo di vedere la musica popolare. A giudicare dalla nomination, una operazione riuscita.
La candidatura ai Grammy, comunque, per lui non e' una esperienza nuova perche' tutti i suoi dieci dischi hanno ottenuto almeno una nomination, ed una volta, Elling il Grammy lo ha vinto. Al contrario delle moderne tendenze, che operano una sintesi di generi diversi, Elling puo' essere definito un jazz singer ortodosso, uno di quelli senza se e senza ma.
Sostenuto dal suo pianista di fiducia, Laurence Hodgood, e da una piccola band diligente, ieri sera al teatro Mancinelli ha rispolverato canzoni sempreverdi mantenendosi ben all'interno del solco della tradizione jazz, il che, mentre tutti cantano tutto, puo' essere considerato un tratto originale. La sua e' una vocalita' naturale e senza artifici, ed anche cose difficili tecnicamente sembrano semplici. La scaletta e' partita da Come fly with me, un classico di Frank Sinatra, e si e' chiusa con la splendida Nature boy. In mezzo, anche un regalo al pubblico italiano con Estate, la canzone di Bruno Martino che il jazz americano ha da tempo adottato