martedì 13 novembre 2012

Sylvester Stallone da Hell's Kitchen a Tor Bella Monaca

"Rome is huge", Roma e' grandissima, immensa, insomma: fantastica. Parola di Sylvester Stallone, che ha concluso la sua prima giornata romana incontrando i cittadini della periferia capitolina.
"Mio padre e' emigrato dall'Italia negli anni '30 per andare negli Stati Uniti. E' arrivato in un quartiere di New York, Hell's Kitchen, buio da morire, faceva paura, molto povero. Dal grande caldo d'estate si dormiva sui tetti. Lo facevo anche io. Queste sono le mie origini. Ho sempre sperato che quelle persone prima o poi scendessero da quei tetti. Il sogno americano?
No. Un sogno umano". Queste le prime parole di Sylvester Stallone, autore di film di culto come "Rocky" e "Rambo", nell'incontro che si e' tenuto ieri pomeriggio al Teatro Tor Bella Monaca alla presenza del sindaco di Roma Gianni Alemanno nell'ambito della VII edizione del "Festival Internazionale del Film di Roma". L'attore americano ha ripercorso le tappe fondamentali della sua avventura artistica, fra aneddoti e racconti, davanti a un pubblico numerosissimo pronto ad applaudire ogni suo intervento. "Ho iniziato con Roger Corman- ha spiegato Stallone- sono stato uno dei tanti che ha lanciato. Da lui ho imparato a lasciar da parte l'ego- ha spiegato Stallone- a non fare troppe difficolta' e a non disperdere energie. Un'altra cosa che mi ha insegnato e' la responsabilita' finanziaria, saper lavorare con un "low budget"."
"John Rambo- racconta- e' un figlio del governo e della politica, va a combattere una guerra che non vuole combattere, poi ha fatto cio' che gli e' stato chiesto, cioe' uccidere, e successivamente e' stato respinto, visto come un Frankestein. E' una cosa accaduta a molti reduci. Rambo si comporta come un bambino respinto. Nel libro da cui e' tratto il film e' uno psicotico selvaggio, alla fine muore. Io volevo dare ai reduci qualche speranza in piu' di reinserimento nella societa', una possibilita' di riscatto. Sono ottimista, credo nella vita, e' piu' facile morire che vivere e vivere e' il motivo per cui siamo qui".
Stallone e' a Roma per presentare al Festival "Bullet to the head" il nuovo film di Walter Hill, di cui e' protagonista. "Walter e' un uomo leggendario- conclude Stallone- come attore sai di essere in buone mani e che non devi presoccuparti di nulla. Ci sono figure nel cinema che sono irripetibili, lui e' una di queste.
Lui, ma anche attori della mia generazione come Bruce Willis, Arnold Schwarzenegger, Clint Easwood".