martedì 13 novembre 2012

Un thriller sul cinema per Mike Figgis

Un thriller dove si gioca sul genere e si ironizza sul mondo del cinema, ''perche' ormai chi fa film, soprattutto a Hollywood si prende troppo sul serio, usa sempre lo stesso tono, si e' perso il gusto dell'ironia, di sperimentare. D'altronde con quello che spendono sui film...''.
Lo dice il regista britannico Mike Figgis, parlando di Suspension of Disbelief, presentato al Festival di Roma, in anteprima mondiale, nella sezione CinemaXXI.
''Io ormai da dieci anni, mi sono allontanato dal cinema tradizionale - spiega l'autore di Via da Las Vegas, che in Suspension of disbelief ha realizzato anche il montaggio, la fotografia e la colonna sonora -. Mi sono convinto che ogni film, di qualunque genere, abbia elementi fantascientifici e di commedia noir. Pretendere che un film risulti 'vero' e' una cavolata. Cosi' il pubblico si annoia''. In Suspension of disbelief, Figgis guarda al mondo che conosce cosi' bene, raccontando, la storia di Martin, uno sceneggiatore in crisi (Sebastian Koch), coinvolto nelle indagini per l'omicidio di Angelique (Lotte Verbeek), bella ragazza conosciuta al compleanno della figlia attrice, che sta girando un film tratto da una sceneggiatura del padre. L'arrivo in citta' della sorella gemella della vittima, Therese, proietta tutti i personaggi in un gioco di specchi dove realta' e finzione si confondono, in un labirinto che porta a un finale aperto. ''Spesso l'ossessione per gli ultimi dieci minuti di un film, per il finale - spiega Figgis - rovina tutto il resto. Io volevo che la struttura della storia, i personaggi restassero al centro dell'attenzione''.