venerdì 2 novembre 2012

Al via il festival israeliano alla casa del cinema di Roma

Da domani al 7 novembre la Casa del Cinema di Roma ospita il Pitigliani Kolno'a Festival (Pkf); la kermesse di cinema, giunta alla sua settima edizione, diretta da Dan Muggia e Ariela Piattelli, rappresenta l'unica rassegna cinematografica in Italia dedicata al cinema israeliano e piu' in generale a quello di argomento ebraico.
Il Pkf offre al suo pubblico, come nelle precedenti edizioni, film e documentari e organizza laboratori. E' riconfermata la sezione 'Pkf Professional Lab', laboratorio per le professioni del cinema. Il Dipartimento di Cinema e Televisione dell'Universita' di Tel Aviv sara' l'ospite d'onore.
Nella sezione 'Sguardo sul nuovo cinema israeliano' e' proposto
il meglio dell'ultima produzione cinematografica israeliana, di
argomento ebraico, con film come 'La sposa promessa' (Fill the Void),
opera prima di Rama Burshtein, quasi interamente girato in un
appartamento di Tel Aviv, scelto per concorrere ai prossimi Premi
Oscar, distribuito prossimamente in Italia dalla Lucky Red.
In calendario, poi, 'Footnote' di Joseph Cedar,
candidato ai Premi Oscar nel 2011, narra della rivalita' tra un padre
e suo figlio; il regista Eran Kolirin (ospite al Festival e autore di
'La banda') presentera' il suo 'The Exchange': storia di un dottorando
che conduce una vita monotona finche' scatta in lui qualcosa che lo
porta a compiere strane azioni.
E, ancora, 'Sharqiya', premiato al Festival di Gerusalemme 2012,
un esempio importante di cinema low budget israeliano, diretto da Ami
Livne, racconta di un giovane beduino che lavora come guardia alla
stazione centrale degli autobus nella citta' di Be'er Sheva;'God's
Neighbors' film d'esordio di Meni Yaesh; 'Restoration', di Joseph
Madmony, che esplora il mondo della paternita', premiato come Miglior
Sceneggiatura al Sundance 2011; 'The Cutoff Man'di Idan Hubel
rappresenta invece un esempio di neorealismo israeliano.
La sezione 'Storie di Cinema' raccoglie tre bio-documentari su
Roman Polanski ('A Film Memoir', di Laurent Bouzereau), Woody Allen
('A Documentary', di Robert Weide) e Stanley Kubrick ('Life in
Pictures di Jan Harlan'); i tre registi ebrei ''si raccontano'' tra
vita professionale e privata.