lunedì 5 novembre 2012

Il Manfred al teatro Massimo di Palermo

Fu ''una notte terriblie'' per Robert Schumann - come annoto' nel suo diario - quella seguita alla lettura del 'Manfred' di Robert Byron, poema composto nel 1817, dopo che lo scrittore aveva lasciato Londra per giungere a Roma, non prima di aver fatto sosta sulle montagne svizzere. Nel 1848 - dopo quella tormentata lettura che risale al 1829 - Schumann decide di musicare l'opera, che sara' messa in scena da Franz Liszt il 13 giugno 1852 a Weimar. Il 'Manfred', con cui si cimento' nel '78 Carmelo Bene, e' stato proposto oggi dal teatro Massimo di Palermo nell'ambito della stagione sinfonica, con Umberto Orsini in scena e l'orchestra del teatro diretta da Michele Mariotti, per la regia e le scene di Daniele Salvo. Manfred, isolato nella sua grandezza romantica, invoca l'oblio e la morte per cacciare gli ossessivi fantasmi che lo imprigionano, scaturiti dall'incestuoso legame con la sorella. Manfred non interroga gli uomini ma il mondo ultraterreno; non intende sottoscrivere ''commerciali'' patti con il diavolo ma vuole solo morire, invano e senza vanita'. Byron defini' la sua opera ''un dramma metafisico'' e Nietzsche colse nel protagonista, che esercita e nello stesso tempo sfida il male, tratti del superuomo. Orsini interpreta Manfred con sobrieta', uno stile che ha il grande merito di non ''gareggiare'' con un testo che ha una propria forte intensita' poetica e nervosa. Mariotti, che due anni fa ha diretto al Massimo 'Il barbiere di Siviglia', ha proposto un eccellente 'commento' musicale.