venerdì 9 novembre 2012

Il Roma FilmFest ha l'accento orientale

''Dopo 34 anni di fabbricazione di festival, non posso negare una schicchera di emozione in piu' qui stasera'': cosi' in completo nero orientale di ordinanza Marco Muller ha inaugurato stasera la settima edizione del Festival di Roma, la prima sotto la sua direzione artistica.
Accanto a lui la 'madrina' Claudia Pandolfi (nella foto), in lungo rosso-fucsia, a duettare sui nomi delle ben quattro giurie sedute in platea con siparietti involontariamente divertenti.
Fuori la cavea dell'Auditorium un red carpet non sfavillante dominato dagli asiatici, eleganti ma non certo popolari. ''E' pieno di orientali - si e' sentito dire tra la folla evidentemente informata sulla passione del direttore - si vede che e' arrivato Muller''. Il regista cult giapponese Takashi Miike ha avuto applausi dai fan cinefili, ma quando e' passata la delegazione russa per il film di apertura Aspettando il mare di Batkhtiar Khudojnazarov persino i piu' accaniti si sono dati di gomito per chiedere chi fosse nel mucchio il regista. Un parterre da cinema d'autore come i film che hanno caratterizzato l'apertura del Festival di Roma, esordio non certo all'insegna della popolarita'. Si sperano per domani applausi fragorosi per le star Carlo Verdone e Jude Law.
Cosi' mentre sfilavano infreddoliti alla spicciolata tra gli altri il sindaco Gianni Alemanno, i produttori Fulvio Lucisano, Aurelio De Laurentiis, Roberto Ciccutto, i maestri Carlo Lizzani e Giuliano Montaldo, la scenografa premio Oscar Francesca Lo Schiavo arrampicata su stivaletti fetish, le attrici e giurate Valentina Cervi, Stefania Rocca, Matthew Modine, la bellezza anoressica della modella Anastasia Mikulchina, a far rumore sono stati quei provocatori delle Iene. ''Villaggio sei uno di noi, Villaggio sei uno di noi'' hanno ritmato al megafono all'inizio del red carpet inseguendo il quasi 80enne attore in tenuta stravagante, giacca rosa e gonnellona lunga e accanendosi poi con il regista-attore Giulio Base preso in braccio al grido ''Il cane Lassie e' meglio di te''. Quella di stasera del festival di Roma e' stata un'apertura talmente d'autore, per non dire snob, da non attirare alcun tipo di protesta, ne' quella politica come lo scorso anno con gli scontri con un gruppo di estrema destra ne' sociale come quella che condiziono' pesantemente l'esordio di due anni fa con le manifestazioni di gruppi studenteschi e di lavoratori dello spettacolo. Insomma giusto le televisive Iene hanno fatto un po' di rumore. La strada imboccata stasera non e' esaltante, ma come ripete Muller i festival si giudicano alla fine e dopo aver guardato i film. Domani con il weekend un primo banco di prova con il pubblico, intanto i dati, resi ufficiali oggi, dal presidente Fondazione cinema per Roma Paolo Ferrari parlano del meno 15% di prevendita biglietti e il 30% in piu' di accrediti. ''Tacciano le chiacchiere. Ora parli la forza dei film'', ha ripetuto Ferrari.
I due film d'apertura, lo splatter di Takashi Miike Lesson of Evil, il primo del concorso, vanta litri di sangue e una strage di circa una sessantina di studenti, uccisi uno per uno, con un fucile da caccia armato a pallettoni e il fuori concorso Aspettando il mare, un kolossal in coproduzione russo, tedesca, belga, francese, kazaka e ucraina e' un'opera-metafora dal sapore biblico. Dopo la proiezione, per festeggiare cena con i russi protagonisti al museo Maxxi.