lunedì 26 novembre 2012

Lo Specchio della Vita è Fuorigrotta

Una via di fuga, una favola dei giorni nostri per ''evadere la realta'''. E' la commedia ''Lo Specchio della Vita'', di Salvatore Paolillo, in arte Marcello Villamarina, direttore artistico della compagnia ''La banda degli Onesti'', andata in scena nel Teatro Il Piccolo nel quartiere di Fuorigrotta a Napoli.
La commedia, in due atti, ambientata in una piazzetta di Napoli racconta la storia di un bambino, Michelino, interpretato da un ragazzino di 11 anni, figlio illegittimo, insieme con altri 3 fratelli, di un uomo che li riconosce solo in punto di morte. A loro, il padre assente lascia la propria immensa eredita'; il testamento viene letto davanti ad una trattoria situata nella piazzetta (detta 'dell'indecenza'). Il locandiere (interpretato proprio da Marcello Villamarina) ricorre a qualsiasi espediente pur di ingannare i suoi avventori. Accanto alla trattoria vi è una guardiola il cui portiere (Salvatore Finale) si impiccia sempre degli affari degli altri. L'eredità è tuttavia vincolata a una condizione: chi accetta
dovrà donare un pezzetto di fegato e un rene a Michelino, che ne ha bisogno per un trapianto. E' in questo punto della storia che comincia a ingarbugliarsi la trama perché nessuno è disposto a donare né un pezzetto di fegato né un rene, nonostante siano organi che, anche donati, consentono una vita normale. Fratelli di Michelino sono Molly (Teresa Tedesco) che nella commedia e' una prostituta, Carmine (Diego Cuccurullo), operaio succube della moglie Sara (Francesca Paolillo), Rodolfo (Ciro  e Luca). Nessuno di loro vuole rinunciare a un organo, eppure Michelino ne ha bisogno. La madre del bambino si arrabbia con gli altri, prova a convincerli, ma niente. Intanto i suoi fratelli pensano a come aggirare il vincolo, ma arriva un duplice colpo di scena: un luminare della medicina francese che ha messo a punto i 'Raggi Nefroton' i quali rendono superfluo il trapianto; dall'altro l'eredità viene bloccata perché frutto di anni e anni di corruzione.
Autore e regista della rappresentazione, Villamarina spiega che ''sentiva il bisogno di raccontare una favola come via di fuga dalla realtà''. ''I personaggi sono inventati - ha detto - così come la storia''. E come in tutte le favole, arriva il lieto fine in cui i buoni sono felici e i cattivi vengono castigati. Anche se in coda alla rappresentazione teatrale viene spiegato che la realta' e' molto piu' amara...