lunedì 26 novembre 2012

TFF, Call girl: dalla Svezia come le Olgettine

Il fenomeno Ruby e quello delle Olgettine potrebbe avere una sua origine nella civilissima Svezia degli anni Settanta. Almeno e' quello che mostra 'Call Girl', film dell'esordiente regista svedese Mikael Marcimain in concorso in questa trentesima edizione del Torino Film Festival. Coprodotto da Svezia, Irlanda, Norvegia e Finlandia, il film - che dura 140 minuti - ispirato a un fatto davvero accaduto, ci
riporta nelle atmosfere perfettamente ricostruite della Stoccolma del 1976, tra vecchie auto Saab, Volvo, capelli lunghi e pantaloni a zampa di elefante. Qui la giovane Iris (Sofia Karemyr) e una sua amica, entrambe ospiti di un istituto per minori, vengono piano piano reclutate da una spregiudicata maitresse di nome Dagmar Glans (Pernilla August) in un giro di prostituzione frequentato da politici, membri dell'alta borghesia e diplomatici. Le ragazze escono di notte di nascosto dall'istituto e partecipano a incontri, singoli o di gruppo, con facoltosi cinquantenni che le riempiono di denaro. Tra loro molti di quei politici che in tv parlano dei valori della famiglia e dei diritti alle donne. E questo in un momento particolarmente delicato politicamente, perche', dopo anni di governo, i socialdemocratici questa volta rischiano di perdere le elezioni. Ma sulle tracce di questa scabrosa vicenda si mette un giovane poliziotto, John Sandberg (Simon J. Berger), puro e duro, che attraverso intercettazioni telefoniche e interrogatori risale, a grandi linee, allo scandalo e ai suoi principali protagonisti. Ma tutto si arena, e si fa troppo duro anche per Sandberg, di fronte alla scoperta che tra le prostitute sono coinvolte ragazze minorenni. E tutto questo mentre la giovanissima Iris ha deciso di testimoniare.
''All'inizio pensavo di fare un thriller politico classico - spiega Marcimain -, con forti legami con i miei film preferiti degli anni Settanta di Hollywood. La trama era ispirata ad uno scandalo politico esploso a Stoccolma verso la meta' di quegli anni. In un certo senso tutto era gia' nella sceneggiatura - continua il regista - ma con l'aumentare del mio coinvolgimento ho capito di dovermi addentrare nelle zone d'ombra dei personaggi, dipingerli come contraddittori e non semplicemente buoni o cattivi. Il film e' diventato cosi' - conclude Mikael Marcimain - un thriller sociale e personale sulla Svezia in un'epoca di liberazione sessuale e di confusione''. Frase cult del film, firmato da un regista che ha una lunga esperienza in miniserie televisive, quella che pronuncia la maitresse, interpretata da Pernilla August, che di fronte al suo processo dice: ''Che strana cosa, mi trovo ad essere giudicata da persone che mi hanno pagato per fare sesso''.