lunedì 19 novembre 2012

A 24 ore dal Festival di Roma l'eco dei fischi

Il giorno dopo del Festival del Film di Roma e del suo direttore, Marco Muller, e' all'Auditorium, in giro con gli amati asiatici presenti al Festival di Roma. La lettura dei giornali italiani non deve essere stata granche', titoloni negativi, sulla prima edizione del festival e, soprattutto, sul verdetto fischiato dalla stampa e dal pubblico. Alla cena di chiusura del festival, il gala' pro Haiti con Sean Penn venuto apposta da Los Angeles, al teatro 10 di Cinecitta', Muller arrivato con le giurie e con alcuni premiati (dei contestati Paolo Franchi e Isabella Ferrari neppure l'ombra), sara' stata la stanchezza o il calo di adrenalina, piu' che altro sembrava un sopravvissuto, 'survivor' scherzando con la cronista. Alle richieste di interviste arrivate copiose, ha risposto no, magari tra qualche giorno si vedra'.
Intanto il tema fischi e il verdetto discusso con 'E la chiamano estate' doppiamente premiata tiene banco. Il film è noioso e neanche troppo scandaloso. Si cercano i precedenti. La stessa Ferrari non e' nuova: a Venezia nell'88, con 'Appuntamento a Liverpool', fu accolta dai fischi gia' ai titoli di testa (''Mi fischiarono, fu una cosa davvero brutta. Sono cose che fanno male'' disse qualche anno dopo da madrina di Venezia, ricordando quanto il passaggio da ragazzina di Sapore di mare al cinema d'autore sia stato faticoso).
E poi c'e' Michele Placido con Ovunque sei, fischiato sempre a Venezia, con Stefano Accorsi al centro dell'attenzione per un nudo integrale. Poco prima di entrare in scena al Diego Fabbri a Forli' con Re Lear interviene: ''io me ne frego di dire quello che penso, mi sento libero e dico - spiega - che ieri sera la giuria del Festival di Roma ha dato una bella lezione di etica ai contestatari che hanno mostrato intolleranza. Fischiare e' sempre segno di maleducazione, ridere durante un film per scene o dialoghi e' un dileggio fastidioso e mi meraviglia che la cosa sia accaduta durante le proiezioni dei critici. A me sono capitati fischi, quella volta partirono dai titoli, la Rai era invisa in quel momento, ma insomma al di la' del mio caso la vicenda e' sgradevole. Quel che conta e' il giudizio del pubblico, quello degli addetti ai lavori per me vale poco''.
E poi c'e' Tinto Brass: nel tema di E la chiamano estate, storia di una coppia alle prese esplicite con una sessualita' problematica, un 'esperto'.
''Questo 'scandaloso' film lo voglio proprio andare a vedere.
Da quel che so la storia mi sembra simile al mio cortometraggio Hotel Courbet. I fischi? Io non sono mai stato contestato anzi applaudito e pure tanto'' dice Tinto Brass commentando il criticato verdetto di ieri.
''Non giudico il film, sara' bello oppure no, ma certo che la rappresentazione del sesso al cinema e' sempre fonte di turbamenti. I fischi magari sono stati provocati, in ogni caso sono una reazione moralista, il sesso e' un tabu' piu' di prima'', commenta Brass che per anni si e' presentato alla Mostra del cinema di Venezia circondato dalle sue attrici mezze nude per provocatoriamente lanciare i suoi film erotici nel tempio del cinema d'autore. ''Oggi tutto e' diverso il sesso piu' che al cinema passa per internet'', aggiunge sconsolato.