giovedì 22 novembre 2012

"Itaker" rifiutato dai festival italiani andrà a Berlino

Applausi a "Itaker, vietato agli italiani", opera seconda di Toni Trupia, giovane regista diplomato al centro sperimentale di Cinematografia di Roma. ''Peccato che questo film i festival italiani non l'hanno
voluto, andra' a Berlino in un evento per ricordare i 60 anni dell'emigrazione italiana'', dice Michele Placido che e' nel cast del film da lui stesso prodotto con la moglie Federica Vincenti con la Goldenart (oltre al romeno Bobby Paunescu di Mandragora). ''Ci hanno detto che e' troppo 'classico'', dice ancora Placido. ''Peccato, mi sarebbe piaciuto essere in compagnia di Giovannesi e Amato, dure colleghi che stimo'', aggiunge Trupia.
Nel film, in sala in una decina di copie dal 29 novembre distribuito dal Luce Cinecitta, Francesco Scianna, sulle orme di Nino Manfredi di Pane e cioccolata, e' un 'magliaro', un immigrato napoletano nella Germania di inizio anni '60 cui va stretto il paese d'origine ma anche la fatica della fabbrica tedesca e quindi vende stoffe di dubbia provenienza in giro per la citta'. Con lui Pietro (il bimbo Tiziano Talarico), un ragazzino trentino alla ricerca del padre emigrato e che si scoprira' ha messo su li' una doppia famiglia con una signora tedesca. Pietro tocchera' corde che Scianna-Benito non pensava
di avere, mentre cresce l'amore per Doina, emigrata dell'est (la bravissima Monica Birladeanu), barista per gli immigrati, 'donna' del piccolo boss Placido. La ricostruzione di baracche, fabbriche, ambiente sottoproletario degli italiani in Germania in quegli anni, cui erano vietati anche i locali e che venivano chiamati con il dispregiativo Itaker, e', seppure 'classica', assolutamente degna. Toni Trupia, che ha tratto ispirazione dal toccante libro di lettere di Roberto Sala, Giovanna Massariello Merzagora Radio Colonia (Utet), racconta di aver pescato nella sua storia: ''sono siciliano, parte della mia famiglia e' andata in Belgio e ho ricordi vivissimi da ragazzo. Avevano raggiunto un certo benessere ma vivevano in un grande isolamento. La svolta per me, nella storia scritta con Placido e Leonardo Marini, e' venuta quando a queste vicende si e' pensato di unire la storia universale della ricerca della paternita', un tema che con l'emigrazione ha molto a che fare in termini di ossessione per le radici, identita'''. Itaker va a raccontare una storia poco frequentata come quella della seconda emigrazione negli anni del boom, ''un rimosso storico - proseguono Placido e Trupia - rispetto alla prima, mitizzata del dopoguerra. Negli anni '60 si partiva magari anche per adeguare il proprio status a quello italiano, pensando di stare via 6 mesi per comprare il frigorifero e invece si restava 4-5 anni''. Mettere insieme la produzione di Itaker e la distribuzione non e' stato facile, lo spazio per questi film in sala e' ridotto al minimo, come sottolineato da Roberto Cicutto di Luce Cinecitta', con gli esercenti che chiedono un minimo garantito. Girato anche in Trentino (con l'apporto della locale filmcommission), prodotto in
collaborazione con Rai Cinema, Itaker, sara' presto in tournee': ''ho pensato che porteremo il film nelle citta', con noi presenti, un modo per sostenere quest'opera''.